Pagina:Le poesie di Catullo.djvu/100

Da Wikisource.
100 Le poesie di Catullo


65Tutto allora di Delfo, ad incontrare
     Il dio, correa, premeasi il popol folto,
     E gongolando nel fumante altare
     Era tosto il divino ospite accolto.
     Spesso apparia, tra le funeste gare,
     Di Marte, ad aizzar gli uomini, il volto;
     E la Rammusia vergine scendea
     Sovente e del Triton ratto la dea.

66Ma poi che l’empietà la terra bebbe,
     E cacciata dai cori avidi in bando
     Errò Giustizia, ed il fratel cor ebbe
     Nel sangue del fratel tingere il brando;
     Poi che morire i figli, e non gl’increbbe,
     Vide il padre, anzi cupido, agognando
     Coglier libero il fior d’altra consorte,
     Del suo primo figliuol bramò la morte,

67Poi che contaminando empia i penati
     La madre scellerata al figlio ignaro
     Si soppose, e nei petti infuriati
     Giusto ed ingiusto insiem confusi andâro;
     D’allor gli Dei più non si son degnati
     A noi volger la mente, e sotto al chiaro
     Sol palesare il lor beato aspetto,
     Nè visitar questo reo volgo abietto.