Pagina:Leopardi - Dissertazioni filosofiche, Antenore.djvu/252

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DISSERTAZIONI MORALI letto porsi nel numero delle virtù mentre egli non si acquista altrimenti per uso alcuno, od esercizio, ma dalla natura mede¬ sima ci vien compartito, il che è direttamente contrario alla de¬ finizione medesima della virtù. A ciò (571 rispondiamo, che l’in¬ telletto non vien da noi considerato come potenza, ma bensì come virtù, il che dee accuratamente osservarsi. Giacché se l’intelletto si consideri come potenza, vale a dire come quella forza, ed attività, che ha ciascuno a distinguere, e conoscere la verità di alcun principio, egli non potrà certamente aver luogo nel numero delle virtù intellettuali, come quella, che non per uso alcuno, od esercizio si acquista, ma ricevesi come in gratuito dono dalla natura medesima. Ed infatti chi dirà, che il comprender la verità di questo principio « se si raddoppj il nu¬ mero 4. si avrà il numero 8 » e di altri somiglianti sia il frutto di una lunga esperienza, e di un abito acquistato con l’uso, e con l’esercizio? Niuno certamente; come niuno altresì ardirà di af¬ fermare, che il discernere con prontezza, e facilità d’animo la verità de’ più astratti principj non sia l’effetto di un abito acqui¬ stato con l’uso, e con l’esercizio di conoscere, il quale non può venirci compartito dalla natura medesima. E in realtà se ad un uomo affatto digiuno di arti, e di scienze si proponga quell’as¬ sioma «le quantità doppie, triple, |58j quadruple di quantità eguali sono eguali tra loro» ovvero quello «Tutto ciò, che si comprende nell’idèa chiara, e distinta di una cosa dee necessa¬ riamente convenirgli » oppure « quelle grandezze, le quali so¬ vrapposte l’una all’altra si addattano perfettamente, e si con¬ fondono in tutte le loro parti sono uguali tra loro » o simili; egli assai stento porrà a comprenderne il significato, e più forse an¬ cora a conoscerne la verità, mentre un matematico, o altri ver¬ 278