Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/1020

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tua opinione, comunque sia essendo cosa alla fine di poco interesse, avendone tanto in se il marmo. Mi viene richiesto da Faenza il permesso tuo di fare una nuova edizione delle tue canzoni, ed insieme domandano se hai altre can- zoni da aggiungere, e se credi di nulla mutare all’edizione di Bologna. La richiesta mi vien fatta dal Conte Emiliani di detta Città uomo di non mediocre ingegno nella poesia. Dammi dunque ti prego risposta anche di ciò. Circa le novelle che mi chiedi de’ miei studi ti dirò che la princi- pale occupazione mia è quella della illustrazione della legge onoraria di cui ti ho mandata copia. All’Antologia ho mandata la III.® lettera, che è inserita nel fascicolo di Maggio. Ora sto scrivendo la quarta, e questa risguarda tutta li monumenti Egizii che sono in Roma. Ben- ché tu sii nella Barberia del mondo letterario, non di meno saprai la singolare scoperta fatta da Champollion il giovane della lettura de’ gero- glifici. Il suo sistema è ora l’occupazione di tutti li archeologi, ed ama- tori di antichi idiomi. Ora questo giovane essendo costì1 da qualche tempo, si è occupato de’ monumenti che sono in Roma, ed essendomi stato diretto da Torino, ho avuto il campo di far seco amicizia, e di conoscere meglio il suo sistema. In questa lettera però non faccio che dare le notizie, e la nomenclatura de’ monumenti, non conoscendomi ancora capace di poter scendere ad un illustrazione [jz'c]. Ho trovato in questo letterato un erudizione [sic\ non commune. Egli sà a perfe- zione la lingua cofta ossia Egizia, e nè pubblicherà presto una gram- matica, ed un dizionario mancando di questi due libri elementari, unico appoggio della scrittura geroglifica. Sà ancora benissimo la lingua greca, l’araba, ed altre. Quello però che ammiro in lui, è la somma modestia vero retaggio degli uomini veramente dotti, ed in questo si allontana del tutto dalla sua nazione. Mi duole caro Giacomo di sentire che la tua salute non sia almeno mediocre, questo mi affligge, conoscendo che potrebbe migliorare, facendosi meno cattiva la fortuna. Sà il cielo quando mi sarà dato di vederti meno oppresso, e più contento. Tù però procura di curarla, ponendo ogni premura per renderla meno cattiva, non applicar tanto, fà del moto, e sollevati se non puoi con gli uomini, al meno con la campagna. Addio caro Giacomo amami, e ricordati del Tuo G. Melchiorri