deve aspettare da me, senza eccezione alcuna, tutto quello che
dipende dal buon volere. Io son certo di trovare in Lei e nella
sua famiglia quegli affettuosi e cari amici che Ella mi promette.
Spero dal canto mio che Ella non potendo trovare in me altre
qualità lodevoli, troverà pure almeno un cuor sincero, retto, sen-
sibile, e capace di amicizia vera e tenera. LIo scritto a Roma
per avere il passaporto dell’Ambasciata. Io partirò immanca-
bilmente (eccettuato solo il caso di qualche ostacolo impreve-
dibile) tosto che avrò nelle mani questo passaporto, il che
dovrebbe essere o prima o poco dopo l’arrivo della presente.
Ella mi creda, quale spero di darmele meglio a conoscere da
vicino,
Suo vero e cordialissimo amico e sre Giacomo Leopardi |
Giacomino mio adorato. Io non ho cosa al mondo che io ami più
di te; nè conosco chi più lo meriti. Un continuo pensiere, amorosis-
simo e dolorosissimo, di te mi preme il cuore. Dovunque io vada, chiun-
que io veda, non posso stare che io non parli di te: più spesso ne parlo
co’ migliori; e quasi continuo con alcuni amici veramente ottimi e bra-
vissimi: i quali di te e di me prendon compassione, sentendo il conti-
nuo e gran dolore che io sento per te. Con tale animo figurati come
io sopporti e la tua infelicità, e la lontananza, e per colmo di male il
silenzio. Non ti scandalizzare se rispondo solamente ora alla tua 6.
maggio. Oltre l’essermisi aggravato l’antico e insanabile e quasi conti-
nuo male di nervi, che mi toglie a tutte le cose, e a me stesso; sono
stato più di 50. giorni con un male stranissimo; il quale ostinandosi
mirabilmente contro le più forti medicine, e il più riputato medico
di Firenze, mi gravava di straordinaria malinconia, pensando ch’io non
potessi evitare uno strano e doloroso fine. Ma perchè la natura è un
orrido e brutto mistero, eccomi da due giorni liberato da quella paura;
rimanendomi una parte di quel male, e intero l’altro mio vecchio com-