Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/1025

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pagno male di nervi. Queste noiose ciance siano perdonate per la neces- sità di scusare la tardata risposta. Non ti può essere (e me ne dispero) di nessun conforto il mio immenso amore. Pur ti prego e ti supplico di credere che io ti amo quanto mai posso amare; che niuna cosa al mondo stimo quanto te, niuna amo più di te. Oh se io fossi ricco, o se ne’ ricchi potesse entrare un animo come il mio, in qualche modo godre- sti della vita, cioè di te stesso; e il mondo godrebbe del tuo stupendis- simo ingegno, e l’Italia della tua gloria. Ma le ricchezze, quali e dove stanno, son sempre la più inutil cosa di questa terra. E pur si potrebbe fare sì gran beni con esse, chi volesse e sapesse! Di me nulla posso dirti; perchè tutta questa mia vita postuma, ancora più inutile della passata, mi si svapora in vanissimi pensieri; non potendo mai farmi neppure una distrazione ai dolori dell’animo con qualche occupazione, impedito dall’esser sempre languidissimo, e spesso tormentato nella salute. Di che io perdo una consolazione; il mondo non perde niente; perchè so bene che non potrei gran cose. Ma grandissima e incredibil perdita è di te, che avesti da natura sì smisurata potenza. Oh inde- gnità della fortuna! oh diabolico potere delle stolte opinioni! Mi spa- venta un timore che ti nuoccia alla salute il troppo studio, senza diva- gamento e ristoro: benché vedo che nella tua deplorabil condizione non puoi far altro che studiare sino a rovinarti. Ma del genere de’ tuoi studi presenti non so intendere nè imaginare, se al breve ed oscuro cenno non aggiungi spiegazione che acquieti la mia ansietà. E pari- mente sono ansioso di sapere come provvedi alla salute, come toleri la vita, che fanno Carlino e Paolina, i quali saluto carissimamente. Pao- lina è maritata? come? dove? Carlino che fa? che farà? Tu che leggi? che scrivi? che pensi? Vorrei che mi fosse onesto il dimandarli che speri? Pur sei nell’età, che ogni altro ha diritto e debito a sperare. Ma tu sei troppo funestamente privilegiato. Scrivimi qualche volta: non solamente perchè io spasimo senza tue lettere; ma perchè gli amici miei bravi e buoni spesso mi chiedon di te; e non potendosi imaginare la strana condizione in che vivi, potrebbero creder me meno sollecito di te. Consèrvati con ogni possibil cura la salute; e fa più che puoi forte l’animo contro la sventura, che ben è grande quanto l’ingegno tuo. Oh perchè non posso io, a qualunque costo, aiutarti! Io non posso altro che amarti, mio caro Giacomino, col più innamorato e il più addo- lorato cuore del mondo. Certo non t’inganni, se fossimo insieme, sarebbe di noi una vita sola, un’anima sola: tu saresti la mia vita, la