Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/1044

Da Wikisource.

italiana di tutte le opere di Cicerone; ed altre imprese lettera- rie mi si propongono da Firenze, con vive e replicate istanze di recarmi a soggiornare in quella Capitale. Ma per dedicarmi al servigio del mio Principe naturale, sono pronto a lasciare ogni più utile destinazione in paese estero, e potrò essere costà in Roma verso il principio del prossimo Novembre, quando non mi sia comandato di venir prima, nel qual caso un solo cenno mi farà tralasciare ogn’indugio. Mi resta ora di pregarla istantemente a voler significare all’Emo Sig. Card. Segretario di Stato quanto vivi, teneri ed umili sentimenti di riconoscenza abbia eccitati in me la notizia delle benefiche intenzioni del Santo Padre e della Eminenza Sua verso di me, e quanto grande ed ardente sia il desiderio che io ho di mostrarmi o di rendermi meno indegno che sia pos- sibile di tanta benignità. Ella si compiaccia di servirsi di me dovunque mi creda atto, e ricordandole di nuovo la mia indelebile gratitudine, con per- fetta stima ho l’onore di ripetermi

Suo Dmo Obblmo Servitore
Giacomo Leopardi.

Milano 3 Agosto 1825

714. Ad Antonio Papadopoli.
Milano 6 Agosto 1825

Sig. Conte pregiatissimo Sebbene io non posso ancora darle notizia certa del partito che io potrò prendere circa il fermarmi qui o tornare a Bolo- gna, non voglio però lasciare di salutarla e di ridurmele fin da ora alla memoria, come Ella è e sarà sempre nella mia. Mi trovo qui di malissima voglia, occupato in istudi che abbomino, e rica- duto nella mia vecchia e consueta malinconia, senza un solo amico e senza niuna certezza dell’avvenire. Lo Stella vuole e si persuade a ogni patto ch’io debba essere il Direttore della