Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/1059

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giungere qua in Milano. Se le copie che tu hai, non arrivassero a cinquanta, basterà che tu gli consegni quel numero di copie che puoi. Amami, e se ti piace, dammi nuove di te. Mi scrivesti di una nuova edizione delle mie Canzoni,1 della quale non ho più saputo nulla. Addio, addio. Ti abbraccio. Riverisci da mia parte il Dott. De Matthaeis, e saluta De Romanis e Cardinali. il tuo Leopardi

726. Di Carlo Antici.
Roma 30 Ag.° 1825

Caro Nepole Riscontro la vostra graditissima dei 20 ricapitatami dal Sig.1 Olmi, che per altro non mi trovò in casa. La buona accoglienza da voi fatta alle mie osservazioni mi consola per gli effetti che dovranno derivarne. Le vostre proteste di riconoscenza poi sono soverchie con me, che desi- dero di cuore il vostro bene e che trovo una vera compiacenza nel con- tribuirvi. Al S.r Bunsen si che dovrete esprimere la vostra sensibilità allorché vi darà contezza di quanto si sarà ottenuto. Io, che parto fra giorni, debbo cedere a lui questo desideratissimo officio, e non omet- terò certami di visitarlo entro la settimana per esprimergli intanto la vostra riconoscenza, e sempre più animarlo al compimento dell’opera. Appena ne avrete avviso, non differite di scrivere ancora una bella lettera all’egregio Baron di Niebuhr cui farete palese il vostro destino, e lo attribuirete alla sua costante efficacia nell’assistervi, ancorché [jzc] assente. Potrete accludere quella vostra letti entro la vostra risposta a Bunsen. Ho stimato bene di rendere inteso il vostro Genitore, che ha biso- gno di qualche conforto di quanto si sta maneggiando per voi.1 Egli ha pure la soddisfazione di vedere stabilito il matrimonio di Paolina con il fido Peroli. Voi peraltro fareste un’opera grande, se destramente per il suo sommo vantaggio veniste a poco a poco rettificando le idee di Carlo, poiché è certo che da lui si rettificherebbero quelle di Luigi. Io l’ho tentato invano, ma son sicuro che a voi riuscirebbe, e vi for- mereste così un merito, ed un fondo di consolazione assai più grande di qualunque gloria letteraria. Non vi esca però mai dalla penna o dalla