Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/1062

Da Wikisource.

vostro bene, come sarà per nostra consolazione, se quell’ufficio, di cui non conosco estesamente gl’impegni, non v’impedirà di passare una metà dell’anno a casa. Il conte Alborghetti mi scrisse una lettera cortesissima sul conto vostro.2 Fategliene i miei ringraziamenti, e fategli intendere che non gli replico per non aggravarlo di posta, e che bramo di servirlo in qua- lunque modo, se i beni che esso ha qui, glielo rendessero qualche volta opportuno. Nella mia, forse smarrita, vi scrissi della breve, ma non leggera malattia sofferta dal zio Ettore, e del suo sollecito migliora- mento. Adesso sta bene, e meglio forse di quando partiste. Vi piacerà di sentire che ho fatto sposa Paolina, e il suo sposo è Perdi. Questo buon uomo, sentendola libera dal trattato Roccetti, venne qua, e tutto fu combinato. Sposeranno, se a Dio piace, a novem- bre. La mamma e i fratelli vi abbracciano e stanno bene. Finisco, perchè ho una penna che mi fa disperare, e per lasciare un po’ di luogo ai fratelli, onde anche essi vi scrivano. Addio. Quanto prima vi sentirò partito da Milano, tanto più sarò contento. Qualun- que cosa vi occorra, scrivetelo. Vi amo, vi abbraccio e vi benedico con tutto il cuore. Vostro affezionatissimo padre. Una parola anch’io, Giacomuccio mio, per dirti quanto ti voglio bene, quanta parte io prendo alle tue speranze, alle tue felicità, e con quanto ardore desidero che ti arrida felice la sorte, come pare. Carlo (che non so se farà a tempo di mettere anche esso il suo carattere qui) è stato giubilante dalla gioia al leggere la copia della lettera del Cardi- nal della Somaglia; e niente tutti noi desideriamo, quanto che ti acco- sti un poco più a noi, se non altro per avere un poco più di frequente le tue nuove, che aspettiamo ogni ordinario con tanto ardore, e che quasi sempre ne siamo privi. Ai 19 Carlo ti scrisse, ed io nella sua, ove ti annunziavo il mio matrimonio. Avevamo preso un espediente per farti pagare il meno possibile il costo della lettera, ed era di met- terla dentro un mezzo foglio di carta stampata. Dio sa, se ti è arri- vata. Mamma ti saluta infinite volte, e vuole che ti faccia conoscere il suo desiderio, che in qualcuna delle tue tu metta qualche parola affet- tuosa ed ostensibile per lo zio Ettore, il quale continua ad essere pre- murosissimo per te, ed anche per noi. In questa fiera di Sinigaglia ha fatto prendere un abito per me. Addio, Giacomuccio mio. Amami, te ne prego, e vivamente.