Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/1146

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numero 488, che tu mi scrivesti in una cartuccia la sera avanti la mia partenza. Andai, trovai Angelina, che sentendo ch’io era Leopardi, si fece rossa come la Luna quando s’alza. Poi mi disse che maggior consolazione di questa non poteva provare, che sogna di Mamma ogni notte, e poi centomila altre cose. Di salute sta benisssimo ed è ancora giovanotta e fresca più di me; colo- rita assai più di prima. Ha un molto bel quartiere, e fa vita molto comoda. E stata poi da me più volte col marito, che al viso, agli abiti e al tratto, par proprio un Signore. Mi hanno invitato a pranzo con gran premura, e ho promesso di andarci. Man- gerò bene assai, perchè si tratta di un bravo cuoco, e da quel che mi dice Angelina ogni giorno fanno una tavola molto ghiotta. Oggi vado a portarle un Sonetto, che mi ha domandato per Messa novella.’ Puoi credere che ogni volta che mi vede, mi domanda della Mamma, di cui non può finir di parlare, e di voi altri. - Salutami tanto Luigi e Pietruccio, a cui dirai che aspetto che mi scriva, e che Setacci mi ha parlato molto del suo bel portamento nel nuovo abito. Dammi nuove di Zio Ettore, e salutalo da parte mia se lo credi opportuno. Io, come dico a Carlo, sto meglio assai assai. Ma tu non mi dici niente di te: non mi piace: da qui avanti non mi scriver mai senza darmi le tue nuove, e informarmi dei tuoi affari. Addio, mia cara: voglimi bene: salutami anche D. Vincenzo. 792. An Antonio Fortunato Stella. Bologna, 9 Decembre 1825. Signore ed Amico pregiatissimo Non le posso dire quanto mi sia dispiaciuto il sentire il ritardo delle prove del Martirio. Ne parlai subito al Sig. Moratti che mi assicurò di averle spedite. L’arresto non può essere se non in cotesta Censura. Ella si accerti che le stampe che vengono o partono di qua per la posta, non passano in modo alcuno per la censura di qui, e si ricevono o spediscono immediatamente