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Ad Antonio Papadopoli. |
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Mio caro e prezioso Amico. Ti ringrazio dell’amorosa tua
lettera dei 4. Certo la mia salute non è buona, ed io non sono
allegro, ma questi orribili freddi sono la principal cagione del-
l’uno e dell’altro. Aspetto e invoco ferventemente il regno di
Orsmud, la vittoria di Osiride contro Tifone, la venuta del
Redentore, il trionfo dell’agnello pasquale. Tu che hai letto
il Dupuis m’intendi bene.1 La contessa mi ha favorito a tuo
nome i due franchi del Dalie-Celle. Quanto a Tommasini, fa’
quello che ti piace, ma tu sai da una parte che io spero poco
nei medici, dall’altra, che io non posso pagare le visite di un
Tommasini. Farò le tue parti con Brighenti, il quale sta dispo-
nendo di mettere in piede una stamperia per suo conto.2 Il
Cicerone di Stella è già cominciato a stampare, ed io ho veduto
e corretto l’abbozzo del primo foglio. I miei Dialoghi si stam-
peranno presto, perchè se Giordani, che ha il manoscritto a
Firenze, non ci pensa punto, come credo, io me lo farò rendere,
e lo manderò a Milano.3 Il Teofrasto è solamente cominciato,
perchè io ho qui altri noiosissimi lavori da fare per Io Stella.
Bensì dopo la tua partenza, tradussi in un mezzo mese il Manuale
di Epitteto, e questo lavoruccio mi venne in modo, ch’io ti con-
fesso di avergli un affetto particolare. Della tua salute mi con-
solano infinitamente le speranze che tu mi dài. Sono anche molto
contento che tu non abbi a provare questo infernale inverno
di Bologna, che certo non avrebbe potuto fare di non pregiudi-
carti assai. Abbiti gran cura, te ne prego, anzi te ne supplico,
e di tempo in tempo scrivimi e dammi le tue nuove, e accertati
che io t’amo quanto me stesso, e ti venero come un singolaris-
simo giovine, e come un ingegno e un cuore degno di un altro
secolo e di un’altra patria. Voglimi bene, come spero che tu facci,
e adoprami per tuo. Ti abbraccio e ti bacio con tutta l’anima.
Addio addio.
Il tuo Leopardi