Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/1198

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non ne do presentemente, e spero in Dio di non essere obbli- gato a darne per l’avvenire, io sarò pur debitore a Lei ed alla famiglia, di una provvista che mi porrebbe in un certo agio. La prego delle mie più tenere espressioni alla Mamma e ai fratelli, ed anche, se le piace, dei miei complimenti alla Marchesa Roberti, e dei saluti al Curato e a D. Vincenzo. Ella mi ami e mi benedica come suo affettuosissimo figlio. Giacomo.

837. A Monaldo Leopardi.
Bologna 8 Feb. 1826.

Carissimo Sig. Padre. Le scrivo oggi una lettera ostensibile,1 del tenore indicatomi da Lei nella cara sua dei 31 Gennaio. Confesso che non senza pena, e solo per ubbidirla, mi sono indotto a scrivere il para- grafo del Benefizio nel modo che Ella vedrà e che mi fu sugge- rito da Lei; giacché io, e quando scrissi le mie lettere passate, ed ora, e sempre, intendevo ed intendo, che in qualunque maniera e sotto qualunque nome Ella sia per disporre del Bene- fizio, le rendite dovessero e debbano restar sempre a sua piena disposizione, per applicarle a me o ad altri, in tutto o in parte, come cosa sua, e come le rendite della Casa sua propria, e non altrimenti. Nondimeno ho scritto come a Lei è piaciuto, giudi- cando che ciò potesse servire alle sue intenzioni in qualunque modo, e non potesse nuocere. Con tutto il cuore sulla penna, dimandandole nuovamente la sua benedizione, mi ripeto

Suo affettuosissimo e riconoscentissimo figlio
Giacomo