Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/1252

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si è associato all’Antologia; ma non so per qual causa ancora non gliene giunge nessun quaderno. Io smanio di vederli stampati, e per quella santa amicizia che ci lega ti prego a non indugiare un minuto nel man- darmeli appena avranno vista la luce. Quelli saranno per me il libro della vera sapienza; perchè non è sapienza se non quella che libera la mente dalle vanità e dalle illusioni, e a questo fine mi pare che mirino direttamente que’ tuoi dialoghi sapientissimi. Godo che tu sia guarito della nostalgia, la quale se faceva lode al tuo cuore faceva però torto al tuo senno. Tu non sei d’altri oramai che della Storia italiana, e devi a questa obbedire, e stare in loco da dove meglio possa brillare la luce del tuo sapere. Tu piuttosto avrai fatto inorgoglire i Felsinei annuendo al loro invito. Oh avrei pur voluto essere presente a co testa accade- mia, nella quale sempre si cantano nobilissimi carmi. Noi ne abbiamo avuta una qua dei Catenati; ma cosa in vero da catene, e peggio: nè io mi sarei mai potuto immaginare tanta ignoranza e tanta corruttela di lingua in que’ pochi che qua professano le lettere. In Macerata, se togli il Cardinali1 che è un sufficiente conoscitore di greco, non ho trovato che una giovinetta di 20 anni che possa meritare il nome di letterata. Questa è la Caterina Franceschi, della quale avrai letto qual- che poesia nel giornale arcadico. Noi leggiamo spesso insieme le tue Canzoni, ed ella ci si imparadisa. Sicché per lei io ti fo un profondis- simo inchino. E giunto qua il manifesto di Stella sulla pubblicazione del tuo Cicerone. La Franceschi che ha volgarizzato assai bene il libro de amicitia desidererebbe sapere quale traduzione di questo medesimo libro abbia destinato di stampare l’editore. Delle mie occupazioncelle ti dirò che sono in quest’anno tutte volte a dar compimento al Quare- simale per la cattedra, talché ogni altra che ne avessi avuta per le mani ha dovuto ritornare a giacere nella scattola dei progetti. Nondimeno con qualche picciol lavoro mi è sempre forza contentare i giornalisti o le Società accademiche cui sono aggregato. Costa e Corboli tuoi grandi estimatori ti risalutano. E mia moglie pure con un figliuolino o figliuolina che le vive da cinque mesi nell’utero ti fa umilissima rive- renza. Io qua sto bene; ma covo dentro la smania di salire più in alto; e il sapere che costì il Prof.c di Patologia è prossimo ad essere giubi- lato non mi fa dormire. Confido però a te solo questa mia presunzione. Scrivimi dunque più spesso: almeno una volta al mese, ed amami sem- pre come io fo il tuo Puccinotti