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A Monaldo e Carlo Leopardi. |
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Carissimo Sig. Padre.
Ricevetti la sua dei 23 Marzo molto ritardata, e con un grande
odor di saccoccia. Mi consola assai di sentire che la Quaresima
non le abbia recato incomodo. Anche a me la Quaresima è stata
più favorevole della Pasqua, colla quale sono tornati a distur-
barmi un poco i miei nervi, lo stomaco e il ventre, effetti della
primavera, e grazie a Dio leggieri. Ebbi dal vetturale i formaggi
e i salami, di cui ringrazio novamente Lei e Mamma. I for-
maggi sono stati graditissimi, specialmente i freschi. I salami
poi sono sembrati preziosi, e sono comparsi con onore in una
delle più splendide tavole di Bologna. La prego di render gra-
zie della memoria e di ritornare i miei distinti complimenti alla
M.sa Roberti e a Mons. Mazzagalli, come anche dei miei saluti
a Frontoni.1 Mi confermi la sua benedizione, e mi creda con
tutto il possibile amore
Suo tenerissimo figlio Giacomo |
Cariuccio mio. Ebbi la tua degli 11 Marzo dal vetturale, e
te ne ringrazio, ma vorrei che mi scrivessi un poco più a lungo
e più spesso. Ti manderò i manifesti del Cicerone se li gradisci,
ma sappi che sono scritti alla peggio, e ben lontani dall’idea che
tu ne hai. Non v’è altro che un latino e un italiano non bar-
baro. La parte francese la feci scrivere da un nazionale a Milano,
e poi dovetti farla rifare da un altro, e infine correggerla io stesso:
tanto era barbara. Alcune cosette che ho pubblicate nell’Anto-
logia,2 forse non ti dispiacerebbero, se te le potessi mandare.
Ma si ristamperanno a parte, e allora te le manderò. Di me non
ti so dire altro di nuovo, se non che la sera del Lunedì di Pasqua
recitai al Casino nell’Accademia dei Felsinei, in presenza del
Legato e del fiore della nobiltà bolognese, maschi e femmine;3