Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/1253

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884. A Monaldo e Carlo Leopardi.
Bologna 4 Aprile 1826.

Carissimo Sig. Padre. Ricevetti la sua dei 23 Marzo molto ritardata, e con un grande odor di saccoccia. Mi consola assai di sentire che la Quaresima non le abbia recato incomodo. Anche a me la Quaresima è stata più favorevole della Pasqua, colla quale sono tornati a distur- barmi un poco i miei nervi, lo stomaco e il ventre, effetti della primavera, e grazie a Dio leggieri. Ebbi dal vetturale i formaggi e i salami, di cui ringrazio novamente Lei e Mamma. I for- maggi sono stati graditissimi, specialmente i freschi. I salami poi sono sembrati preziosi, e sono comparsi con onore in una delle più splendide tavole di Bologna. La prego di render gra- zie della memoria e di ritornare i miei distinti complimenti alla M.sa Roberti e a Mons. Mazzagalli, come anche dei miei saluti a Frontoni.1 Mi confermi la sua benedizione, e mi creda con tutto il possibile amore

Suo tenerissimo figlio
Giacomo

Cariuccio mio. Ebbi la tua degli 11 Marzo dal vetturale, e te ne ringrazio, ma vorrei che mi scrivessi un poco più a lungo e più spesso. Ti manderò i manifesti del Cicerone se li gradisci, ma sappi che sono scritti alla peggio, e ben lontani dall’idea che tu ne hai. Non v’è altro che un latino e un italiano non bar- baro. La parte francese la feci scrivere da un nazionale a Milano, e poi dovetti farla rifare da un altro, e infine correggerla io stesso: tanto era barbara. Alcune cosette che ho pubblicate nell’Anto- logia,2 forse non ti dispiacerebbero, se te le potessi mandare. Ma si ristamperanno a parte, e allora te le manderò. Di me non ti so dire altro di nuovo, se non che la sera del Lunedì di Pasqua recitai al Casino nell’Accademia dei Felsinei, in presenza del Legato e del fiore della nobiltà bolognese, maschi e femmine;3