Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/1322

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949. Ad Antonio Papadopoi.i.
Bologna 3 Luglio 1826

Antonino mio caro La tua lettera mi sarebbe stata di consolazione grande, se non fossero le cattive nuove che tu mi dai del tuo stato, e che la Contessa mi conferma pur troppo continuamente. Possibile che la buona e bella stagione non ti faccia profitto alcuno? E pur sempre vero che chi più merita, meno è favorito dalla feli- cità. Del Petrarca sono usciti tre volumetti. Gli altri seguite- ranno presto, perchè il manoscritto è terminato. Ma ella è un’o- pera, fatta senza inclinazione alcuna, per soddisfare a un libraio, che ne aspetta molto guadagno. Io non la tengo per mia, e tu non ci pensare. I Moralisti saranno stampati dopo finito di stam- pare il Petrarca. Del Cicerone dee venir fuori il primo volume dentro questo mese.1 Io vivo qui una vita bastantemente comoda, e libera come l’aria; che è tutto quel che io desidero dalla fortuna. Della salute sto competentemente bene. Del resto mi annoio mortalmente il giorno e la notte. Starò qui tutta l’estate, poi tornerò a Reca- nati, e di là forse andrò a passar l’inverno a Roma. Antonino mio, se l’amor vero, vivo e costante di un amico ti può consolare in qualche parte della indisposizione della salute, e della noia che tu provi in cotesto soggiorno, ti prego ad aver per fermo ch’io t’amo di tutto cuore teneramente, e che ti amerò nello stesso modo sempre. Se i tuoi patimenti ti lasciano luogo a ricrearti cogli studi, dimmi che leggi o che scrivi, e che mediti di scrivere. Tu hai un bellissimo ingegno che, se la salute te lo consente, conviene che tu faccia fruttare, in conforto ed onor tuo proprio, e in benefizio della nazione. Amami, e curati quanto sai. Addio addio. il tuo Leopardi