Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/1354

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983. Ad Antonio Papadopoli.
Bologna 3 Settembre 1826

Antonino mio Puoi pensare quanto mi abbia consolato la tua de’ 18 Ago- sto, nella quale mi avvisi del miglioramento della tua salute, e delle buone speranze che tu ne hai per l’avvenire. Non potevi darmi novella più cara di questa. Ma ti prego ad avvertire che il miglioramento non ti faccia confidente in modo che tu rimetta dell’attenzione e della cura che ti conviene aver sempre alla tua salute, finché non sei risanato e confermato del tutto. Io par- tirò di qua verso i quindici del venturo. Andrò a Recanati, e di là forse a Roma, come ti scrissi. Io sono costretto a fuggire in ogni modo il freddo, che qui neH’inverno è formidabile, e che mi nuoce nella salute indicibilmente. Comunque del resto io mi trovassi bene in Bologna, starei pur male quando non vi fossi sano, e la salute è il principale, anzi l’unico bene che io cerco in questa vita. Niente poi mi vieterà di tornare in Bolo- gna qualunque volta ch’io voglia. Il mio Petrarca non è finito ancora di stampare. N’è pubblicato il primo tomo, cioè la prima metà, ch’è uscita per volumetti.1 I Moralisti non sono ancora sotto il torchio. Addio, caro e singolare amico. Voglimi sempre bene, e fa che si verifichi la bella speranza che tu mi dai della tua guarigione intera. Addio addio. T’amo come sai. Il tuo Leopardi

984. Ad Antonio Fortunato Stella.
Bologna 3 Settembre 1826

Sig. ed Amico Pregiatiss. Le confermo la mia de’ 26 dello scorso: e sono ora a parlarle distintamente del Cinonio, del quale dopo aver seriamente messe le mani in pasta, posso e debbo darle un conto più esatto che