Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/212

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si vede che a Firenze è stato aperto e verisimilmente letto, da chi non posso dirle, non sapendo strologia. Questa finalmente è una bagattella, ma non son bagattelle la lealtà e la buona fede le quali io avrei violato sozzamente e mattamente se, spedito il ms. a Lei, avessi poi, non si sa perchè, voluto che fosse dello Stella: ed io sopporterò ch’Ella m’abbia, se vuole, per ignorante e goffo e che so io, ma per falso e aggiratore non vorrei davvero. Mi perdoni la noia che le avrà portato questa lettera, la quale in verità non serve ad altro che a scagionarmi, mi conservi la sua benevolenza e mi creda

Suo Devmo Obblmo Servitore.
Giacomo Leopardi

Recanati 17 Aprile 1817

58. A Francesco Cassi.
[Recanati 18 Aprile 1817]

Pregiatissimo Signor Conte. Nel quaderno 59 dello Spettatore lessi il suo articolo sopra un poema epico di argomento moderno, dove ella urbanamente scherzava sopra il mio Saggio di traduzione dell’Odissea.1 Non vi badai allora più che tanto, ma poco dopo balzatami la palla, diedi a vedere con quattro parole d’essermene accorto: e fu nella prefazione d’una mia traduzioncella che feci stampare in Milano. Non mi era pur passato per la mente ch’Ella fosse autrice di quell’articolo. Ora l’ho saputo, ma solo per forza di divinazione, sì che potrei anche pigliare un granchio, ma la conghiettura ha buon fondamento, e credo d’essermi apposto.2 Ed appena l’ho saputo che ho deliberato di mandarle il mio libro, perchè Ella mi scusi, e sappia che io non avrei nemmeno gittate quelle poche parole se avessi potuto immaginarmi quello che era. Le quali poi non credo che sieno tali da offendere anima nata, nè da impe- dir Lei di concedermi la sua amicizia che le domando. Mi farà gran favore se vorrà salutare da mia parte reverentemente e sin-