Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/218

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stra, crudele ai nervi e per la sua sottigliezza niente buona a certe complessioni. A tutto questo aggiunga l’ostinata nera orrenda barbara malinconia che mi lima e mi divora, e collo stu- dio s’alimenta e senza studio s’accrescc. So ben io qual è, e l’ho provata, ma ora non la provo più, quella dolce malinconia che partorisce le belle cose, più dolce dell’allegria, la quale, se m’è permesso di dir così, è come il crepuscolo, dove questa è notte fittissima e orribile, è veleno, come Ella dice, che distrugge le forze del corpo e dello spirito. Ora come andarne libero non facendo altro che pensare e vivendo di pensieri senza una distra- zione al mondo? e come far che cessi l’effetto se dura la causa? Che parla Ella di divertimenti? Unico divertimento in Reca- nati è lo studio: unico divertimento è quello che mi ammazza: tutto il resto è noia. So che la noia può farmi manco male che la fatica, e però spesso mi piglio noia, ma questa mi cresce, com’è naturale, la malinconia, e quando io ho avuto la disgrazia di conversare con questa gente che succede di raro, torno pieno di tristissimi pensieri agli studi miei, o mi vo covando in mente e ruminando quella nerissima materia. Non m’è possibile rime- diare a questo nè fare che la mia salute debolissima non si rovini, senza uscire di un luogo che ha dato origine al male e lo fomenta e l’accresce ogni dì più, e a chi pensa non concede nessun ricrea- mento. Veggo ben io che per poter continuare gli studi bisogna interromperli tratto tratto e darsi un poco a quelle cose che chia- mano mondane, ma p[er] far questo io voglio un mondo che m’alletti e mi sorrida, un mondo che splenda (sia pure di luce falsa) ed abbia tanta forza da farmi dimenticare per qual- che momento quello che soprattutto mi sta a cuore, non un mondo che mi faccia dare indietro a prima giunta, e mi scon- volga lo stomaco e mi muova la rabbia e m’attristi e mi forzi di ricorrere p[er] consolarmi a quello da cui volea fuggire. Ma già Ella sa benissimo che io ho ragione, e me lo mostra la sua seconda lettera, nella quale di proprio moto mi esortava a fare un giro p[er] l’Italia, benché poi (e son ben io perchè) con lode- volissima intenzione della quale le sono sinceramente grato, abbia voluto parlarmi in altra guisa. Laonde ho cianciato tanto p[er]