Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/247

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Or venendo al Dionigi, Ella avrà credo già in mano il bel libro di Apologia scritto dalla valentissima penna del Sig/ Giordani,1 il quale mi disse che a Lei spedivalo sotto fascia per la posta. Ella potrebbe farne ottimo uso nella sua prefazione, ed in tal caso, meglio sarebbe mettere in due colonne i lunghi saggi della Epitome, cioè a destra l’Epi- tome ed a sinistra la Storia, lasciando a destra in bianco dove l’Epitome manca. Così la cosa sarebbe più evidente. Così dove Giordani a p. 76 cita l’esempio recente del Pallavicini, si potrebbe premettere l’antico di Lattanzio che epitomò le sue istituzioni. Benché io non ho consi- derato il Lattanzio, ed Ella dovrebbe vedere se fa a proposito per la somiglianza del lavoro ecc. Ma di grazia come può il Sig.r Conte fare tanti e sì be’ lavori? Ella è una maraviglia della nostra Italia, nè già le penne degli scrittori potranno più contenersi di non farne pubblici e solenni elogi. Le scrivo in mezzo foglio per economia di posta. Sono pieno di ammirazione ed affetto, Servo ed Amico Mai

74. A Pietro Giordani.
Recanati 20 Giugno 1817.

Signore mio carissimo. Poco per questa, perchè immediate metto mano a un’altra in cui le renderò conto delle osservazioni che ho fatto sopra il suo caro libro in difesa del Dionigi. Dise- gno di premetterla alla mia traduzione1 (della quale non le dico niente perchè mi figuro che il Mai al quale ne ho scritto ne l’avrà parlato) con questo che Ella me nc dia licenza espressa e me ne dica con sincerità ma intera e perfetta, la sua opinione così quanto alle cose come quanto alle parole. La pubblicherò tale quale gliel’avrò spedita, salvo quello che vi potrà mutare il suo giudizio o la mia revisione, perchè la fretta del dettare mi può bene cavar di bocca molte cose che non reggano alla stampa. In essa lettera la tratterò col Voi (perchè la terza per- sona mi pare grand’impaccio allo stile) il che farei sempre se non temessi di non aver corrispondenza, perchè in verità quando le parlo, vorrei parlarle a quattr’occhi e che non ci fosse sem-