Or venendo al Dionigi, Ella avrà credo già in mano il bel libro di
Apologia scritto dalla valentissima penna del Sig/ Giordani,1 il quale
mi disse che a Lei spedivalo sotto fascia per la posta. Ella potrebbe
farne ottimo uso nella sua prefazione, ed in tal caso, meglio sarebbe
mettere in due colonne i lunghi saggi della Epitome, cioè a destra l’Epi-
tome ed a sinistra la Storia, lasciando a destra in bianco dove l’Epitome
manca. Così la cosa sarebbe più evidente. Così dove Giordani a p. 76
cita l’esempio recente del Pallavicini, si potrebbe premettere l’antico
di Lattanzio che epitomò le sue istituzioni. Benché io non ho consi-
derato il Lattanzio, ed Ella dovrebbe vedere se fa a proposito per la
somiglianza del lavoro ecc. Ma di grazia come può il Sig.r Conte fare
tanti e sì be’ lavori? Ella è una maraviglia della nostra Italia, nè già
le penne degli scrittori potranno più contenersi di non farne pubblici
e solenni elogi. Le scrivo in mezzo foglio per economia di posta. Sono
pieno di ammirazione ed affetto,
Servo ed Amico Mai
Signore mio carissimo. Poco per questa, perchè immediate
metto mano a un’altra in cui le renderò conto delle osservazioni
che ho fatto sopra il suo caro libro in difesa del Dionigi. Dise-
gno di premetterla alla mia traduzione1 (della quale non le dico
niente perchè mi figuro che il Mai al quale ne ho scritto ne l’avrà
parlato) con questo che Ella me nc dia licenza espressa e me
ne dica con sincerità ma intera e perfetta, la sua opinione così
quanto alle cose come quanto alle parole. La pubblicherò tale
quale gliel’avrò spedita, salvo quello che vi potrà mutare il suo
giudizio o la mia revisione, perchè la fretta del dettare mi può
bene cavar di bocca molte cose che non reggano alla
stampa. In essa lettera la tratterò col Voi (perchè la terza per-
sona mi pare grand’impaccio allo stile) il che farei sempre se
non temessi di non aver corrispondenza, perchè in verità quando
le parlo, vorrei parlarle a quattr’occhi e che non ci fosse sem-