Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/301

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risu dilapsam in cineres facem. Ben vedrei volentieri stampata nello Spettatore quella vostra lettera Dionisiana, che era veramente bellis- sima; e tanto più arricchita come l’avete di buone annotazioni. Fate che lo Stella la ricuperi dall’Acerbi. Io dico a voi di scriverne; perchè non voglio impacciarmi con loro. Farò domattina le vostre parti col- l’aureo Mai. Intanto vi abbraccio cordialmente, pregandovi di rive- rirmi il Signor padre, e volermi sempre bene.

113. Di Pietro Giordani.
Milano 7. gennaio [1818]

Giacomino mio adorabile. Se io vi dico che la vostra dei 29 mi diletta anche sovra le altre vostre, che tutte mi sono carissime; non l’abbiano le altre per male. Lascerò s’ella sia più bella: certamente è più allegra; e questo mi empie di consolazione. E pur ingegnosa! è pur giudiziosa! è pur deliziosa! Ma il bello è che tutte le altre mostran voi rarissimo d’ingegno e di giudizio (e giuro che dico assai meno di quel che penso): questa dimostra me un rarissimo balordo; e lo mostra con tanta grazia, che non posso riprender me, e quasi non posso dolermi della mia rara balordaggine. E pur è vero ch’io stoltamente intesi quel vostro quando; e stoltissimamente risposi.1 Ma come dolersi di stol- tezza che nulla nocque? anzi giovò; facendo che scriveste così graziosi e cari argomenti. Mi avete fatto saporitissimamente ridere di me stesso; e ho dovuto dire: ve’ che non sapevo di poter essere tanto minchione. Dandovi però ragione in tutto e per tutto, nego una sola cosa: nego che non si possano amare se non persone stimabili, se mai voleste soggiun- gere che non si possono stimare se non persone d’ingegno. Una vera e buona semplicità mi pare amabilissima, e anche stimabile: e così amarsi possa un ragazzo, una contadinella. Ma già credo che saremo d’accordo. Sul traduire, e sul disputare solamente cogli amici, pensate savissi- mamente; e tanto, che un bravissimo uomo di quarant’anni non potrebbe meglio del mio sì giovinetto giacomino. Oh non vi lasciate mai venir in mente che le vostre lettere possano esser lunghe. Scrivetemi dunque ciò che notaste ne’ miei opuscoli. Quasi è certo che dovrò darvi ragione: e se anche in qualche cosuccia non fossi persuaso, è pur bene l’esaminare.