Questi ultimi giorni ho voluto leggere la Medicina di Celso che
m’è piaciuta assai p[er] quella chiarezza, e sprezzatura elegante,
e facilità di esprimer cose difficilissime a dare ad intendere. Ma
ho detto di voler esser breve, e seguito a cianciare secondo il
mio solito. Così accade a chi discorre con voi. Carlo e Paolina
vi salutano caramente. Degli uffizi che avete fatti col Borghesi
col Perticari col Mai, che vi dirò?' Già v’ho detto che non vi
posso ringraziare. Ripeterò p[er] la millesima volta che io v’amo
e v’amerò unicamente finch’io viva. Addio, addio.
fRecanati 12 Febbraio 1819] |
Stimatissimo Sig. Cavaliere
Dei motivi d’intitolare a V. Sig. le canzoni che saranno con
questa presente avendo parlato nella lettera dedicatoria,1 non
accade ch’io le tenga altro discorso, e ripetendo le scuse, e allun-
gando oltre al necessario quest’altra lettera che tanto meno sarà
molesta quanto più breve, faccia uffizio piuttosto importuno
che riverente. Dirò solo che non volendomi arrischiare in nes-
suna maniera di porre il suo nome in fronte al mio Iibricciuolo
senza sua licenza, scrissi al Giordani acciò con meno fastidio
di V.S. me l’impetrasse scrivendole in mia vece. Ma smarrita
la lettera, e mentre ch’io replicava indirizzando a Piacenza,
venuto il Giordani a Milano, dopo molto tempo mi rispose che
scriveva in questo proposito a V.S. ma fra tanto io mi poteva
fidare di far quello che avessi creduto, nello stesso modo che
se avessi impetrato effettivamente il consenso ch’io domandava,
e ch’egli considerando la bontà e l’amicizia di V. S. s’assicurava
che non gli potesse mancare. Dopo di che, avendo atteso molti
altri giorni, non ho avuto da lui nessun’altra risposta in questo
particolare. Per tanto farò uso di quella stessa confidenza c’ho
usata nel dedicarle cosa tanto sproporzionata alla dignità di V. S.
e mi farò animo di spedirle copia delle mie Canzoni prima