Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/378

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d’averne ottenuto licenza formale, nè avendo altro mezzo adat- tato, la manderò per la posta. In verità che l’offerta è la più piccola che si possa immaginare, ma io vorrei ch’Ella pensasse, e spero che facilmente si persuaderà che l’ingegno del donatore non sia più grande per nessun verso. E io mi rincuoro conside- rando che in parte è uffizio di noi piccoli il fare che risplen- dano le virtù de’ pari suoi, non solo per l’evidenza che nasce dal confronto, ma per le occasioni che non può somministrare altri che noi, senza le quali molte delle loro nobilissime qualità resterebbero poco meno che sconosciute. Come presentemente, s’io le offrissi cosa degna di Lei, non avrebbe luogo a manife- starsi la sua benignità, la quale si dimostrerà splendidamente se V.S. non rifiuterà un dono così volgare d’un povero come son io. E tanto più s’Ella, quantunque povero, non si sdegnerà ch’io mi tenga per cosa sua, nè mi vieterà di chiamarmi

Suo Devrho Obblmo Servitore
Giacomo Leopardi.

Recanati 12 Febbraio 1819

177. A Dionigi Strocchi.
[Recanati 12 Febbraio 1819]

Stimatissimo Signore Per molti rispetti è grave e fastidiosa la chiarezza del nome, fra i quali, s’io non m’inganno, si dee riporre massimamente la molestia di tante lettere e tanti donativi importuni, che non può mai cadere in persona oscura. E forse V.S. si dovrà pen- tire d’essersi fatta nota e famosa in tutta l’Italia, ricevendo questa presente e il libricciuolo che l’accompagna; il qual fastidio non le avrebbe potuto sopravvenire se il nome suo non andasse per le bocche degl’italiani, e così venendo necessariamente alle orec- chie mie, non avesse commosso il desiderio vivissimo ch’io porto da molto tempo di conoscere e riverire, potendo, colla persona, e quando no, almeno con lettere e cogli uffici che si costumano