Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/391

Da Wikisource.

tate sotto gli occhi. Quindi se l’opuscolo da Lei recentemente dato alla luce non ha potuto farle acquisto di un novello estimatore di suoi talenti, le ne ha però maggiormente affezionato un antico; scopren- domi ch’Ella possiede altri diritti alla mia stima per l’ardente amore che la veggo nutrire a questa nostra Italia, e per la somma sua genti- lezza. Della qual’ultima ha voluto darmi apertissimo saggio e con farmi dono di questa sua nuova produzione, e coll’accompagnarla con una lettera così lusinghiera1 che avrebbe potuto farmi insuperbire, se non credessi ch’è proprio delTanime ben nate l’eccedere in cortesia. Io avrei desiderato di darle alcun segno della mia gratitudine tessendo i debiti elogi ai suoi versi nel nostro giornale Arcadico, ma il Coc Perticari mi ha prevenuto nell’assumersi questa picciola incombenza, nè io cer- tamente vorrei privarla di tanto lodatore. Non mi resta adunque che di presentarle i miei più vivi ringraziamenti, e di tutto offerirmi ai suoi comandi, pregandola a credere che io sono di vero cuore Di V.S. Devmo Obbmo Sere Bartolomeo Borghesi Roma 24 Febb0 1819

189. Di Giulio Perticari.
[Di Roma al x. di Marzo del 1819]

Emo Sig.L' ed amico Io v’amo e v’onoro da molto tempo: e il nostro Cugino Francesco Cassi vi può dire con quale affetto io abbia sempre parlato di voi e delle opere vostre. Lasciate adunque che gitti da banda le formole de’ complimenti: e vi parli secondo il modo mio: cioè come vuole la schietta e liberissima mia natura. Mi piacciono assai i vostri versi all’Italia: e ne lodo i concetti, lo stile, l’ordine, e tutto: ma sopra tutto quel genti- lissimo amore che vi scalda per questa povera e stracciata patria. Onde mi siete veramente carissimo: e ve ne voglio tanto bene che le parole non bastano. Alcune però ne diremo nel Giornale Arcadico: le quali non potranno già essere secondo il merito vostro e l’alto concetto mio, per- chè bisognerà che le sieno secondo la rigida e paurosa censura della nostra Corte. Ma io ne scriverò quel che più potrassi: e voi farete ragione che il rimanente, comecché sarà cancellato dalle pubbliche carte, non di meno rimarrà impresso nell’animo mio, e in quello di