Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/425

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Oratore; nè della stessa Persuasione non rimoverebbe mio padre dal suo proposito. E l’Accademia Ecclesiastica, ricercando mag- giore spesa che a me non bisognerebbe in altro luogo, è, se nel superlativo si dà comparativo, il partito più disperato: mentre quello stesso ch’io domando, che non è di vivere da Signore, nè comodamente nè senza disagio, ma soltanto di vivere fuori di qui, non è pure immaginabile d'ottenerlo. Ti salutano di cuore i miei due fratelli. Addio, cara e bell’a- nima. Riscrivo al Trissino, come ti piace.

219. A Giulio Perticari.
Recanati 26. Aprile 1819

Sig. Conte mio carissimo. Il 12 del passato risposi molto dif- fusamente alla vostra dell’i. Non presumeva già che vi deste pensiero di replicare, ma pregandovi che mi faceste spedire i primi quaderni del vostro Giornale come a un associato, ch’io voleva essere, sperava che m’avreste favorito di questa preghiera. Contuttociò non vedendone, e dubitando che la mia lettera non sia smarrita, vi scrivo solamente perchè sappiate ch’io non lasciai quella vostra amorevolissima e gentilissima senza risposta, anzi volli prima abbondare e mettermi a rischio di parervi molesto, che poco grato della vostra cortesia. Che se qlla in effetto vi giunse e v’annojò, e questa parimente vi riesce fastidiosa, per- donatemi, e non lasciate perciò di volermi bene, ch’io sono

il vostro buon servitore ed amico
Giacomo Leopardi
220. A Leonardo Trissino.
[Recanati 26 Aprile 1819.]

Pregiatissimo Sig. Conte M’era fatto animo di scrivere a V. S. mandando copia d’al-