Oratore; nè della stessa Persuasione non rimoverebbe mio padre
dal suo proposito. E l’Accademia Ecclesiastica, ricercando mag-
giore spesa che a me non bisognerebbe in altro luogo, è, se nel
superlativo si dà comparativo, il partito più disperato: mentre
quello stesso ch’io domando, che non è di vivere da Signore,
nè comodamente nè senza disagio, ma soltanto di vivere fuori
di qui, non è pure immaginabile d'ottenerlo.
Ti salutano di cuore i miei due fratelli. Addio, cara e bell’a-
nima. Riscrivo al Trissino, come ti piace.
Sig. Conte mio carissimo. Il 12 del passato risposi molto dif-
fusamente alla vostra dell’i. Non presumeva già che vi deste
pensiero di replicare, ma pregandovi che mi faceste spedire i
primi quaderni del vostro Giornale come a un associato, ch’io
voleva essere, sperava che m’avreste favorito di questa preghiera.
Contuttociò non vedendone, e dubitando che la mia lettera non
sia smarrita, vi scrivo solamente perchè sappiate ch’io non lasciai
quella vostra amorevolissima e gentilissima senza risposta, anzi
volli prima abbondare e mettermi a rischio di parervi molesto,
che poco grato della vostra cortesia. Che se qlla in effetto vi
giunse e v’annojò, e questa parimente vi riesce fastidiosa, per-
donatemi, e non lasciate perciò di volermi bene, ch’io sono
il vostro buon servitore ed amico Giacomo Leopardi |
220. |
A Leonardo Trissino. |
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[Recanati 26 Aprile 1819.] |
Pregiatissimo Sig. Conte
M’era fatto animo di scrivere a V. S. mandando copia d’al-