Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/424

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tate Paolina: e vogliatemi bene. Parlerò di voi con Canova: e tenterò se egli che ha più mezzi d’ogni altro uomo al mondo, ed è il miglior cuore di tutti i viventi, possa far nulla di vostro bene. V’abbraccio con tutta l’anima, e vi amo quanto non so esprimere. Addio.

218. A Pietro Giordani.
Recanati 26 Aprile 1819

Mio dolcissimo. Viene a consolarmi la tua dei 20 dopo l’al- tra dei 10, alla quale risposi costà il 19. O mio caro, sei pur sempre quell’uomo imparagonabile e unico, quali io mi figurava tutti gli uomini qualche anno addietro, ora appena mi par cre- dibile che veramente uno se ne ritrovi. Ma quanto a me non ti dare altro pensiero che d’amarmi, giacche in questo è collo- cata la mia consolazione e nella speranza della morte che mi pare la sola uscita di questa miseria. Perch’eccetto queste, io non trovo cosa desiderabile in questa vita, se non i diletti del cuore, e la contemplazione della bellezza, la quale m’è negata affatto in questa misera condizione. Oltre ch’i libri, e, partico- larmente i vostri, mi scorano insegnandomi che la bellezza appena è mai che si trovi insieme colla virtù, non ostante che sembri compagna e sorella. Il che mi fa spasimare e disperare. Ma que- sta medesima virtù quante volte io sono quasi strascinato di malissimo grado a bestemmiare con Bruto moribondo. Infelice, che p[er] quel detto si rivolge in dubbio la sua virtù, quand’io veggo p[er] esperienza e mi persuado che sia la prova più forte che ne potesse dar egli, e noi recare in favor suo. Poich’il trovar da vivere a primo tratto uscendo di qua, non è cosa possibile, come voi mi fate certo, assicuratevi e abbiate p[er] articolo di fede ch’io mai e poi mai non uscirò di Recanati altro che mendicando, prima della morte di mio padre, la quale io non desidero avanti la mia. Questo abbiatelo p[er] indubi- tato quanto l’amore ch’io vi porto, che nè la vostra eloquenza, nè di Pericle di Demostene di Cicerone di qualunque massimo