Stmo Sig. Professore
In somma, benché V. S. non ostante il mio poco merito, non
isdegni il commercio delle mie lettere, le poste fanno quello che
non hanno potuto fare la mia piccolezza, non lasciando che nes-
suna mia le possa arrivare alle mani. Io risposi fino dai 21 di
Maggio1 alla sua leggiadrissima dei 5 dello stesso, e non ve-
dendo mai replica, pensai che la mia lettera fosse smarrita, come
poi m’ha certificato il nostro Giordani. Poco mi dorrebbe delle
mie, se la perdita loro non mi privasse delle sue: per la qual cosa
la forza del desiderio m’impedisce ch’io mi disperi, e mi con-
duce a tentare un’altra volta queste maledette poste, se per
disgrazia venisse fatto a qualche mio foglio di penetrare sino
costà. Verrò alla meglio riandando le cose ch’io le scriveva nella
sopradetta mia [...]2
250. |
Di Venanzio Broglio d’Ajano. |
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Amabilissimo Contino
Questo, che vi mando, è tutto parto Recanatese. Ieri l’incomin-
ciai; in questo punto l’ho finito; e sollecitato propriamente per assog-
gettarlo, innanzi io partissi, alla vostra sana illuminata critica. Ve lo
mando come abbozzo di scolare al ripulimento avvivamento del Mae-
stro.1 Finito l’ultimo verso, non ho riveduta nemmeno la virgola il
punto. Stanco d’occhi, e di mente, non vi potrei dire molte cose, mai
saprei dirvene belle; siccome assai ben collocate sarebbero in una let-
lera scritta ad un letterato vostro pari. Eccovi, dico semplicemente,
le mie sestine. Certo ho sbagliato metro, mi sembrano stentate, tra-
scurato lo stile, stroppiata la condotta dalla fretta: e da quella male-
detta brevità che impongono crudelmente i Censori di Accademie. Cor-