Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/518

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le altre due già impresse in Roma. Dal contesto delle espressioni del S.r Co. Monaldo io ho rilevato che questo Signore non approva tale impressione, temendo che a questi tempi vengano le Canzoni inter- pretate per insegna di qualche fazione. Non ho mancato di risponder- gli, esponendo tutte quelle ragioni per le quali e io, e altri di me più valenti, non hanno punto sospettato questa interpretazione. Vedrò cosa mi risponde. Intanto Ella mio Signore, non si dia pena di questo. Non posso esprimerle il cordoglio che mi ha recata La sua lettera, poiché vedo ch’Ella è agitatissima. Nella sua gioventù avrà conosciuto i mali di questo disgraziatissimo globo, e della sventuratissima razza umana, ma la impressione ch’Ella ne sente è al disopra non del vero, ma della feroce necessità, che è La regina di questo mondo. E appunto in gio- vinezza il cuore buono, ha un filo di speranza, che o le traversie che ci toccano siano le maggiori, o le traversie finiscano: ma pur troppo campando la vita s’impara, come ho imparato io a mie spese che i mali si succedono gli uni agli altri, e che ogni età, e ogni condizione ne ha la sua grandissima dose. La filosofia non varrebbe nulla se non ci ajutasse della indispensabile costanza. Senza di questa io sarei non solo del tutto avvilito, ma disperato. Dopo di essere vissuto assai bene in gioventù per le cure de’ miei poveri parenti, che fecero ogni sforzo a darmi conveniente educazione, io di 21. anni ebbi un posto Lumi- noso: corsi per 17. anni d’impiego in impiego: ebbi orrendi infortuni, ma finii sempre col vedermi accarezzato, e riverito, e ciò che più importa con mezzi anche larghi da mantenere me e la mia famiglia. Tutto è sparito come un Lampo. Dalle comodità, e dagli agj, io sono disceso fino a trovarmi senza pane. Questa situazione spaventosa ad un capo di casa che ha la moglie inferma da tre anni e due figliuole di 13. e di 16. anni, è veramente da fare ribrezzo. E senza la qualità di marito, e di padre, certamente che sarebbe da spignere agli eccessi, pure io vado lottando con la rea fortuna, e mi tengo quanto posso tran- quillo, e fermo con la massima che siccome non dura La prospera, così anche la contraria fortuna deve pur’avere un termine: e già sono otto anni che io non ho un’ora di bene. Lo sa il nostro giordani, le cui Let- tere mi sono di conforto, e nel cui seno, come di amico di venti anni, io vado disfogando l’acerbità della mia situazione. Ella è giovane, e ricco, ella è pieno d’ingegno, e di dottrina. Non si sconforti della sua Carriera. Verrà il tempo ch’Ella riporti il guiderdone dovuto alle menti superiori. Intanto il suo Sig.1' Padre ha avuto la bontà di scrivermi Lungamente, e se non erro, panni ch’Egli sia disposto a credere alle