Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/541

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in certa maniera tutte le cose? giacche tutto quello che è, non è scontento di essere, eccetto noi che non siamo più quello che dovevamo e ch’eravamo da principio. Seneca diceva che la ragione ha da osservare e consultar la natura, e che il viver beato, e secondo natura, è tutta una cosa.2 Ma la ragione moderna, all’opposto della ragione antica, non osserva nè consulta se non il vero, ben altra cosa che la natura. Io non credo che i tristi vivano meglio di noi. Se la felicità vera si potesse conseguire in qualunque modo, la realtà delle cose non sarebbe così formidabile. Ma buoni e tristi nuotano affannosamente in questo mare di travagli, dove non trovi altro porto che quello de’ fantasmi e delle immaginazioni. E per questo capo mi pare che la condizione de’ buoni sia migliore di quella de’ cattivi, perchè le grandi e splendide illusioni non apparten- gono a questa gente: sicché ristretti alla verità e nudità delle cose, che altro si deggiono aspettare se non tedio infinito ed eterno? Vedi che io disperatissimo come sono, tuttavia mi assumo l’ufficio di consolatorc. Dalla qual cosa misurerai l’amore ch’io ti porto. Ma effettivamente io parlo di cuore e non fingo; anzi presumo che tu mi debba dare ascolto più che a qualunque altro, perchè quelli che non hanno esperienza di sciagure, o motivo speciale e presente di tristezza, si figurano il mondo come una bella cosa, e stimano che ciascheduno pensi o debba pensare quello che fanno essi in quel tempo. Ma io giaccio immobilmente sotto un cumulo di sventure, dove non traluce nessun raggio di speranza. Paolina e Carlo ti scongiurano che ti vogli conso- lare, ed aver cura di te e di noi. Cedi alle preghiere nostre. Vedi ch’io piango per te. Anche il pianto è una consolazione delle disgrazie, e io vorrei che tu la potessi provare insieme con noi. Dammi nuove della salute, abbracciami, e pensa di me spesse volte, ma questo solo, ch’io t’amo sommamente e unicamente.