Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/561

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meno le brigate, e se v’invitano al bagno, rispondete come quella Signora inglese invitata alla caccia della tigre, dove avea già corso un gran pericolo, ci sono stata. Quanto alla cattedra di Bologna, vi dico che non avete idea di mio padre. Non c’è affare che lo interessi così poco, quanto quelli che lo riguardano. Non vuol mantenermi fuori di qui a sue sole spese, ma non moverebbe una paglia per proccurarmi altrove un mezzo di sussistenza che mi togliesse da questa dispe- razione. Non ho dubbio di ottenere il suo consenso a cose fatte, ma sarebbe più facile di smuovere una montagna, che d’indurlo a fare egli stesso qualche cosa per me. Questa sua strana indo- lenza è conosciuta, ammirata, e dimostrata da milioni di speri- menti. Tuttavia favorite di dirmi qual sia l’emolumento di cotesta cattedra, e da chi dipende principalmente il conferirla. Dite benissimo dei nobili, che sono il corpo morto della società. Ma pur troppo io non vedo quale si possa chiamare il corpo vivo oggidì; perchè tutte le classi sono appestate dall’e- goismo distruttore di tutto il bello e di tutto il grande; e il mondo senza entusiasmo, senza magnanimità di pensieri, senza nobiltà di azioni, è cosa piuttosto morta che viva. Dell’Ab. Farini mi parlò anche Giordani con molta lode. Fatemi il piacere, ditemi il nome di quello che ricevè la mia Can- zone, e del quale dovrei disprezzare le ciarle.1 E vorrei sapere se mi scrivete questo in genere, o perchè abbia parlato sinistra- mente di me, ed in che modo. Vi dico sinceramente ch’io non credo d’incontrare odi o nimicizie, perchè queste si esercitano cogli uguali, e nessuno vorrà degnarsi di credermi suo uguale; ma disprezzi e scherni gli aspetto, e li ricevo da tutti quelli che tratto o vedo; laonde qualunque cosa mi raccontaste, non mi potrebbe fare impressione; e desidero di saperla per mera curio- sità e divertimento. Mi avvisate che il Conte Trissino non ha ricevuto la mia rispo- sta alla sua 28. Luglio. Ma bisogna che io vi confidi un timore che mi passa per la mente. Nella Dedica io trattai quell’ottimo Signore, con una certa familiarità che par si costumi nelle cose letterarie. La sua de’ 28 Luglio era piena di estrema gentilezza.