Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/566

Da Wikisource.
332. Di Leonardo Trissino.
Vicenza 8. Settembre 1820.

Stimatissimo Signor Conte. Ho scritto a Lei anche la settimana passata. Lo fo’ in questa ancora per ringraziarla della sua lettera tanto cortese del 28. agosto. Essa mi è stata gratissima quanto l’altra del 31. luglio; nè altre lettere sue ho io ricevute in questi tempi ultimi. Il libro, di che in ambedue le dette lettere Ella mi parla, è stato severamente proibito per volontà espressa del nostro Principe Vice-Re, e comandata la perquisizione di esso. Chi lo abbia veduto io non lo so. Il suo silenzio della sua salute mi fa sperare ottimamente. S’Ella vorrà confermare la speranza mia, e il mio desiderio io avrò l’animo contentissimo. La salute mia è la cosa della quale non ho motivo di lagnarmi niente. La mia maggior soddisfazione è di essere creduto da Lei sincerissi- mamente con tutta stima e gratitudine

Suo Obb,no Affmo Servitore.
Leonardo Trissino
333. Di Pietro Brighenti.
Bologna 13. Sett.c 1820.

Mio Signore, ed Amico. Rispondo alla cara vra del 28. scorso mese. Vi prevengo in confidenza che la vra Canzone è stata proibita nel regno lombardo-veneto, per ordine del viceRe. Così mi scrive il Conte Tris- sino, il quale per questa ragione non ha potuto averla. Essa però è diramata, e so che ha fatto grandissimo incontro. Io l’ho fatta tenere a tutti i Socj dell’Abbreviatore, che l’hanno gradita, almeno quelli che io conosco. E così ne ho distribuite, anche ad altri. Voi avrete già rice- vuto il pachetto, che vi spedii per Ancona, oltre quella che vi rimisi coll’Abbreviatore. Ne ho disseminate circa 340. Il resto è qui. Gior- dani mi dice di voi quanto segue: «Ho letta la canzone del mio Giaco- mino. Perchè i miei sensi gli giungano, e non vadano perduti per via, raccomando a voi fervorosissimamente di fargli sapere che quella sua