gli abbozzi che proporresti! Quasi innumerabili generi di scrit-
tura mancano o del tutto o quasi del tutto agl’italiani, ma i prin-
cipali, e più fruttuosi, anzi necessari, sono, secondo me, il filo-
sofico, il drammatico, e il satirico. Molte e forse troppe cose
ho disegnate nel primo e nell’ultimo: e di questo (trattato in
prosa alla maniera di Luciano, e rivolto a soggetti molto più
gravi che non sono le bazzecole grammaticali a cui lo adatta
il Monti)1 disponeva di colorirne qualche saggio ben presto.
Ma considerando meglio le cose, m’è parato di aspettare. In
ogni modo proveremo di combattere la negligenza degl’italiani
con armi di tre maniere, che sono le più gagliarde; ragione,
affetti, e riso. Quello che seguirà deóóv Irci youvaai xelxat.2 Ma
tu per Dio e per l’amicizia nostra abbi cura di te. Non puoi farmi
cosa grata neppure amandomi, se trascuri quello ch’io da gran
tempo amo più di me stesso. Ti abbraccio, e coll’animo resto
sempre teco, e ti amo tanto quanto non amai nè amerò verun
altro, e quanto forse nessuno ti ama o potrebbe amare. Addio.
Recanati 10 Settembre 1821. |
Oh gli è pur questo un lungo silenzio, mio caro Brighenti.
Scusatemi per questa volta, e datene la colpa a’ miei maledetti
studi. Dico maledetti, perchè i pensieri che mi si affollano tutto
giorno nella mente, in questa mia continua solitudine, e a’ quali
io voglio in ogni modo tener dietro colla penna, non mi lasciano
un’ora di bene. A parte questo discorso. Vi ringrazio vivamente
delle affettuose espressioni che trovo nel fine della vostra ultima,
28 Luglio. Ho ricevuto il 5.10 voi. Giordani, e ve ne son debi-
tore di paoli sei. Godo molto che l’edizione, come dite, vada
innanzi con attività. Da Giordani ebbi due lettere quando era
in Milano. Tre gliene scrissi: dell’ultima non ebbi risposta, nè
.litro ho saputo di lui. Dammene nuove, salutalo nel più caro
modo, dimmi se sei stato a trovarlo, come dicevi di voler fare.