Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/646

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Il Co. Trissino mi confonde, dicendo che non mi scrive per non incomodarmi. So che non riceve le mie lettere, ma io non ho mai ricevuto lettera sua, che non le abbia risposto immediata- mente. Fate le mie parti con Lui, ma non ve ne dimenticate, vi prego. Ditemi, avete voi conosciuto costì una Signora Gala- mini (pretesa Contessa)1 di Recanati, ch’è stata alcuni mesi in Bologna, insieme col Conte Torri suo genero, e colla Contessa sua figlia?2 Mi ha portato i saluti di una persona che dice molto compita e colta, ma non mi sa dire il nome. Amatemi, caro Brighenti, ma da vero. A Bologna non sarà facile ch’io possa venire. Ma forse per qualche momento avrò occasione d’esservi più vicino. Chi sa che allora non potessi vedervi? Intanto vi amo senza fine, vi abbraccio, e vi scongiuro a non imitarmi nella tardanza della risposta. Bene per male, dice l’Evangelio. Addio, caro, e credetemi sempre Vostro tenero amico Leopardi

414. Di Ferdinanda Melchiorri.
Roma 15. 7mbre 1821.

Mio Caro Giacomo. Sarà ora che vi riscriva giacche [sic\ è tanto tempo che non lo fac- cio. Non ricevetti mai risposta aH’ult.0 mia scrittati tanto tempo fà, e solo ebbi la tua Lettera1 allorché [s/cl mi lamentai con d. Vincenzo che non avevo risposta, dque la tua Lettera si smarrì, ci vuol pazienza, essendo inutile il dolersene. Mai mi scordo del mio caro Giacomo, e credi che sto spre in attenzione se posso trovare qualche cosa per te, ma sin’ora non mi riesce, il Signore può darsi che apra alla fine qlchc strada onde togliere al tuo animo quell’afflizione che ti tormenta, li miei voti non cessano di sollecitarlo a ciò. Di salute caro Giacomo io sto bene, ma di animo assai travagliata, ho il cuore oppresso, mille sono li motivi che esso ha di esserlo, cerco sollevarmi, ma la mia situa- zione non mi permette di potermi procurare alcun compenso, l’aria soltanto più elastica potrebbe giovar un poco, ma quest’anno neppur qfa ho potuto godere essendo stata spre in Roma, per timore degl’as- sassini, ora non più si sentono affatto, ma chi si fida! Ci vorrà dque