ora con Peppe, si discorre, si disputa, ma dover far il cappuccino anzi
la cappuccina per la lingua, che mal di stomaco! Questo coglione vuol
sapere se hai fatto la conoscenza della guardia Spada. Addio caro Buc-
cio, vado a mettere sottosopra tutta casa per avere un po’ d’inchio-
stro più buono: quello che vi ho messo me l’ha guastato cento volte
peggio. Ti saluta Paolina. Addio.
472. |
Di Monaldo Leopardi. |
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Recanati li 13 Decemb.rc 1822. |
Mio Caro Figlio
Nello scorso non abbiamo avute vre Lettere, e mi ha recato mol-
tissima pena. Spero le avremo questa sera, e spero che in seguito non
ce ne lascerete privi. Una sola riga che mi assicuri della vra salute,
basta a lasciarmi tranquillo, ma non vogliate ricusarla. Noi grazie a
Dio stiamo bene, e Pietruccio è guarito. Abbiatevi cura. Salutate cor-
dialm.' tutti, e Iddio vi colmi di benedizione.
Il vro Affino Padre.
Carissimo Zio
Voi mi permetteste d’annoiarvi colle mie lettere, ed io mi
prevalgo di questa licenza, e vi scrivo. Desidero grandemente
di ricevere vostre nuove, e sopratutto di riceverle da voi mede-
simo. Come vi tratta l’inverno di Recanati? Quello di Roma,
finora, appena si è potuto chiamare inverno. Ma ieri ed oggi
il vento di tramontana ha fatto sentire per la prima volta un
poco di freddo, benché il tempo sia bellissimo. Nuove non vi
sono, eccetto la promozione d’otto Prelati al Cardinalato, che
avrete già intesa. I promossi sono Pallotta, Odescalchi, Orfini,
Serlupi, Guerrieri: degli altri tre non mi ricordo. Io sto benis-