Caro Carlo. Ti scrissi, rispondendo alla tua del 12 corrente;
ti scrissi colla maggior libertà possibile, e nondimeno indirizzai
la lettera al tuo nome, perchè mi parve che nella tua mi dessi
facoltà di farlo, e mi liberassi da ogni timore in questo propo-
sito. Oggi avrei dovuto ricevere la tua risposta, e non veggo
nulla. Solamente m’è resa una lettera scrittami in comune da
Pietruccio, da Paolina e dal Papà che mi manda dieci scudi; e
questa lettera porta la data del 20, e l’impronta del 22, che vuol
dire che è giunta fin dall’ordinario passato. Insomma di que-
st’ordinario non ho niente. Sto con un batticuore che non ti
posso esprimere, perchè da una parte mi pare impossibile che
se tu hai ricevuto la mia lettera, non m’abbi voluto rispondere
a pronto corso; dall’altra mi viene un sospetto terribile che la
mia lettera sia stata intercettata ed aperta in casa, e non data
a te; il che mi dispiacerebbe moltissimo perch’io non ti parlavo
quasi d’altro che di donne e di buzzarate, e che mio Padre o
mia Madre abbiano letto quello ch’io ti scriveva, non so se mi
farebbe danno, e a questo non penso; ma certo mi mostrerebbe
ipocrita e ingrato verso loro, e mi metterebbe in una guerra
con essi, che oggi non mi conviene per nessun titolo. Ti prego con
tutto il cuore di levarmi al più presto di questo dubbio. Io sto
bene, e presentemente la mia vita sarebbe molto passabile, se
io potessi camminare, che quasi non posso, per una miseria di
geloni che m’è sopravvenuta e mi dà molto dolore. Ma queste
son cose che passano. Sono sul punto di andare a teatro, a sen-
tir David,1 con donna Marianna ec. Manetta sta bene, e deve
avere scritto a Paolina. Finora, ch’io sappia, (e credo certo di
saperlo) non è uscita se non una sera, ch’è venuta colla Madre
e con me da Reinhold, e quivi le donne fanno società da loro
sole. Quanto all’uscite della mattina e del dopo pranzo, in parec-
chie delle quali io l’ho accompagnata (colla Mamma), assicura-