Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/746

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494. A Carlo Leopardi.
Roma 10 Gen. [18231

Caro Carlo. Ho ricevuto la tua dei 6. Ma l’altra di cui mi parli, è perduta da vero. Io sono sempre colla mia piaga a un dito del piede, e sempre in casa, perchè non mi posso muovere. Ma quest’altra settimana, che probabilmente avrò sbrigato alcune cose che ho da fare in gran fretta, son risoluto di mettermi in letto a giornata, e così spero in quattro o cinque giorni di gua- rire. Ti saluta Donna Marianna che si fa sempre più schifosa. Ti scrissi già coll’ordinario passato, e ti parlai delle nostre Opera, e d’altre bagattelle. Saluta tutti, e dì al Papà che gli scriverò quest’altr’ordinario. Dalla sua vedo ch’è stata ritardata una mia che gli scrissi, e ch’egli ai 6 non aveva ancora ricevuta. Dì anche a Pietruccio che non mi scordo di lui, ma che in verità finora, non potendo uscire, non s’è potuto far niente. Mons. Mai mi ha mandato in dono una copia della Repubblica; cosa ch’è stata molto ammirata e invidiata, perchè Mons. non è solito a far questi regali, e parecchi, per averne, l’hanno tentato e lusin- gato inutilmente. Addio. Amami, e goditi cotesto nevoso Car- nevale. Sappiamo già delle Mazzagalli al teatro ec. ec.

495. Di Monaldo Leopardi.
Recanati 10 del 1823.

Mio Caro Figlio Fio ricevuta la cara vra dei 4. e ho piacere che abbiate ricuperato dalla Posta il noto Pachetto di denaro. Mi dispiace però assai che siate tormentato dai geloni, dai quali vi sperava guarito. Non sò che dire intorno al medicarli dipendendo dalla acerbità e pertinacia loro, e solo vi ricordo che i Fratelli vri vennero assai giovati dalla regolare asper sione di China polverizzata, in quantità discreta. Certamente però vi