Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/770

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speranza di conseguirlo in questo paese, massimamente avendo pochissimo ardire di domandarlo. Mi va molto per la mente di collocarmi con qualche ricco forestiere che mi porti nel suo paese, dove lavorando e scrivendo chi sa ch’io non potessi vivere medio- cremente? So che i ministri esteri che sono in questa corte fanno qualche ricerca di letterati o scienziati da mandare ai loro paesi; che hanno fatto questa proferta ad alcuni che non l’hanno accet- tata, ad altri che accettatala, oggi si trovano con qualche como- dità, e pur sono persone di poco talento, e di quella dottrina che hanno potuto acquistare in Roma, giacché non parlo se non di romani. So che i disegni che ho concepiti e gli abbozzi che ho fatti in tanto tempo di solitudine, non si possono per niun modo colorire nè condurre a fine in Italia, o coloriti e finiti che fossero, dovrebbero restare sul mio scrittoio; e d’altra parte, appresso a poco io non voglio scrivere se non secondo quei miei disegni, o secondo la specie o la natura di quelli. Dimmi, ti prego, il parer tuo; se credi possibile d’uscir di qua e viver fuori di qua; se credi che questo mi convenga; se pensi che l’utilità sia maggiore o minore della difficoltà e del travaglio che si richiede a questo effetto. La traduzione di mio zio era fatta da un’opera tedesca del conte di Stolberg,4 la quale contiene a un dipresso il vangelo. Mio zio v’aveva aggiunta una prefazione, non sullo stile del Pas- savanti, ma fatta per quel secolo. Ti mandava il suo lavoro per testimonio della memoria che tiene di te, e dell’altissima stima che ti professa. L’una e l’altra son vere e costanti, e di ciò man- candoti finora il suo dono e la sua lettera, ti posso far piena fede io medesimo. Ti saluta, ed ha già scritto per vedere di rad- drizzarti il suo piego. Carlo e Paolina stanno bene di corpo, e saranno molto contenti d’aver le tue nuove, che le avranno da me subito. Paolina non fu più sposa. Voleva, e ciò (lo confesso) per consiglio mio e di Carlo, fare un matrimonio alla moda, cioè d’interesse, pigliando quel signore ch’era bruttissimo e di niuno spirito, ma di natura pieghevolissima e stimato ricco. S’è poi veduto che quest’ultima qualità gli era male attribuita, e il trat- tato ch’era già conchiuso, è stato rotto. Essa e Carlo ti amano