Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/788

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di questa posta. In verità, mio caro, tu non fai torto a te mede- simo negandoci la facoltà di riputarti per uomo unico di bontà e santità, ma fai pure ingiuria non dico al cuor nostro, ma certo al nostro intelletto, il quale tu non vuoi che abbia tanto di avve- dutezza da essersi già certificato e fermato per sempre nella opi- nione della tua squisita virtù. Che se a te non pare d’averne dato segni che bastino, ripeto che questa tua credenza non può degnamente procedere se non da poco stima che tu faccia della nostra sagacità e prontezza di mente. Ma se noi ti giudichiamo per quello che sei, non devi pensare che questo giudizio sia pre- maturo, e venga da inesperienza, e da facilità di giudicar bene degli uomini; quando tu vedi che noi ti stimiamo e predichiamo unico, appunto perche sappiamo e sperimentiamo che tutti o quasi tutti gli altri sono dissimilissimi da te solo. Sicché l’am- mirazione che ti professiamo nasce della cognizione che abbiamo potuto conseguire della perversità degli uomini: perchè se noi ci fidassimo anche degli altri, che meraviglia ci farebbe che tu fossi, come sei, degnissimo di confidenza? Ora io per soddisfarti pienissimamente ti voglio anche dire che siccome l’amicizia fra te e noi cominciò prima della nostra vita civile, così quando fummo entrati nel mondo, fatta esperienza degli uomini, e abban- donati a uno per uno tutti gli errori giovanili, non fu alcuno di noi tre che non chiamasse finalmente ad esame anche il con- cetto che avevamo della fedeltà e dell’amor tuo. Non per alcuna, ancor menomissima, cagione particolare che ci movesse a voler chiarirci di questo punto, ma per la ragione universalissima, che tutti o quasi tutti gli uomini, secondo noi, dovessero essere tri- sti e falsi, qual più qual meno. Ma questo dubbio (se pure si può chiamar dubbio) circa Tesser tuo, fu quasi come quello che i teologi permettono che si possa concepire intorno alle mate- rie di fede avanti di averle considerate coll’intelletto; e non ebbe altro successo nè maggior durata di quella che i medesimi teo- logi suppongono e prescrivono intorno alle dette materie. Carlo e Paolina sono stati consolatissimi d’aver notizia di te dopo tanta incertezza, e ti salutano con tutta l’anima. Vivono per verità con poca allegria; non è però che non abbiano com-