Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/796

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531. Ad Ercole Consalvi.
[s.d., ma Roma, 13 marzo 1823]

Eminentissimo Principe Incoraggiato dai luminosi esempi di sua generosa benevolenza verso quei sudditi Pontificj che in qualche modo si affaticano per li progressi de’ buoni studj, supplico l’Eminenza Vostra Reve- rendissima a rivolgere anche sopra di me i suoi benefici sguardi. Essendomi finora applicato alle lingue classiche e a quelle materie che più direttamente dipendono dalle medesime, ho pur troppo conosciuto che dovrei rinunziare ad ogni speranza di ulte- riori avanzamenti se continuassi a vivere in Recanati mia patria. D’altronde mio padre aggravato di prole, e per le passate vicende attenuato di rendite, non ha mezzi di mantenermi in altro luogo dove la società d’uomini di Lettere, e il soccorso de’ libri possano perfezionare le mie deboli cognizioni. Sarebbe pertanto mia fervida brama di giungere a questo scopo coll’esercizio di qualche impiego amministrativo, nel quale servendo fedelmente lo Stato, avessi il modo di servire ancora, secondo le scarse mie forze, all’incremento di quelle scienze a cui mi sono dedicato. Veggo che niun impiego potrebb’essere più confacente alle mie mire ed alla mia ristretta capacità, che quello di Cancellie- re del Censo in qualche importante Capo-luogo di Delegazione. E se attualmente non ve n’ha alcuno vacante, non manca certa- mente all’Eminenza Vostra Reverendissima il modo di supplire a ciò, conferendo ad alcuno degli attuali Cancellieri del Censo qualche equivalente impiego che fosse ora vacante o per vacare. Supplico l’Eminenza Vostra a perdonare colla sua tanto accla- mata bontà il mio ardire, ed attribuirlo alla fiducia che m’ispira il suo gran cuore, permettendomi intanto di segnarmi con pro- fonda venerazione e gratitudine Di Vostra Eminenza Reverendissima Umilissimo, Devotissimo, Obbligatissimo Servitore Giacomo Conte Leopardi