Caro il mio Buccio
Queste poste infami dopo di aver sempre inceppato, si può dire
che finalmente hanno rotto il nostro commercio. Ora è cosa più diffi-
cile che ti arrivi una nostra lettera, di quello che dovrebbe essere lo
smarrirsi nelle poste di un paese civilizzato. E una pena diabolica dover
in ogni lettera ripetere tutto quello che si è detto nelle antecedenti,
e poi siamo da capo. Se hai per caso ricevuto una mia avrai visto che
ti annunziava la spediz.' che faceva contemporaneam.' di un pezzo di
Musica destinata per Mariuccia: non l’avrai poi più vista arrivare, per-
chè la posta portava troppo, e nello stesso giorno mi si presentò un’oc-
casione, col cui mezzo dovresti riceverla quanto prima. In questo ordi-
nario ne mando un altro piccolo pezzo a D." Marianna: nel caso che
tu avessi annunziato il primo, e che credessero di trovarlo in questo
di cui ti parlo, non le disingannare, che così avranno una piccola sor-
presa al ricever l’altro, che è di un’importanza e di una lunghezza molto
maggiore. - Noi stiamo bene: tutti desiderosi delle tue nuove, e
arrabbiati col diavolo che ce le leva. La primavera tanto invocata non
vuol ancora venire fra noi, e se comparisce per un momento, subito
si ritira. Mentre ti scrivo fa una burrasca terribile, che ha provato di
lasciarci anche la neve, ma finora l’acqua l’ha soffocata. Caro Giacomo,
credi all’affetto del tuo Carlo che ti ama teneramente, e ti abbraccia.
Paolina ti dà mille saluti - le tue stampe vengono, o non vengono?
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Di Monaldo Leopardi. |
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Mio Cariss.0 Figlio.
Nello scorso fummo privi di lett.c vre, e torno a temere disordini
Postali giacché ho verificato in quest’Uff.0 che partirono franche di
qui adì 28. Febb.° una mia e adì 3. corr.c una di Paolina, ad ambe-
due le quali corrispondeva il vro riscontro. Vedremo. Intanto vale que-