Dopo domani parte la mia ragazza: fortuna che questa volta tu non
parti con lei, anzi invece vieni a consolarmi col tuo ritorno. Fuor di
burla: come non v’è confronto nel mio cuore fra quella e questa, così
non v’è fra il dispiacere di vederla partire, e il piacere di riunirmi a
te, mio caro Buccio. Voglimi bene questi altri quattro giorni, dopo
i quali non vi sarà più il rischio della lontananza. Ti abbraccio con
tutto il cuore, e ti raccomando il tuo Carlo.
547. |
Di Monaldo Leopardi. |
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Mio Carmo Figlio.
Mi è di moltissima compiacenza quanto mi dite del Cav.r Marini,
e supponendolo moderato nelle pretese dotali, mi pare che altra diffi-
coltà non dovrebbe insorgere giacché nè egli spiacerà alla tira Paolina,
nè questa dovrebbe spiacere a Lui. Non comprendo perchè il Cav.r
Antici non mi abbia scritto cogli ultimi due corsi, potendo ciascuno
di essi portarmi il riscontro alla mia con la quale, chiedendo alcune
spiegazioni, aderivo lietam.' alla sua proposiz.', ma qualunque sia la
causa del silenzio, sarà certamente in coerenza con la sua abituale cor-
dialità, e con quella particolarm.L' dimostratami nell’incontro presente.
La Supplica da voi data al Segfio di Stato per ottenere una Can-
cellerìa del Censo, nè mi compiace nè mi rattrista, e però non ve ne
scrissi spontaneam.c apprendendola dal Cav.r Quell’ufficio è indiffe-
rente e non disonora nè compromette l’esercitarlo. Perciò quantun-
que fosse per riuscirmi assai ed incredibili!).c doloroso il vro allonta-
namento, non potrei ragionevolm.6 contradire ad una collocazione la
quale procurasse il vro contento. Altronde mi pare che non avrà
facilm.c questo risultato, e che ottenendola ve ne troverete prestarci.6
pentito. Voi non desiderate quest’ufficio per se stesso, ma come mezzo
di occuparvi e di soggiornare in paese migliore di questo. La occupa-
zione del Censo, tutta materiale e servile, vi annojerà crudelm.E nella
prima settimana, e il soggiorno che vi verrà destinato sarà probabilis-
simam.c peggiore di questo. I Posti graziosi, che non son troppi, sono
riservati ai Beniamini della corte, o della fortuna, overo ai petulanti
che sanno conquistarli a smisurato dispendio di fiato e di pudore. Non