Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/835

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mai più, e della piena signoria de’ miei occhi e della mia testa, che parimente ho perduta per sempre, posso dir che la mia salute è non solamente buona ma ottima. Non così bene posso dire del mio spirito, il quale assuefatto per lunghissimo tempo alla solitudine e al silenzio, è pienamente ed ostinatissimamente nullo nella società degli uomini, e tale sarà in eterno, come mi sono accertato per molte anzi continue esperienze. Ed avendo in que- sti ultimi mesi perduto anche l’abito della solitudine, è diven- tato nullo ancora in se medesimo, di modo che veramente io non son più buono a cosa alcuna del mondo; e questo ancora mi dà poca noia. 558- A Francesco Capaccini. [s.d., ma Roma, fine di aprile 1823] Signoria 111 ma Padrona Colendissima Trovandomi sul punto di partire per Recanati mia patria, e non avendo avuto la sorte di poter inchinare Vostra S. III. nelle due volte che mi sono recato presso di Lei a questo effetto, mi fo coraggio di servirmi della presente per chiedere i di Lei comandi nel mio imminente ritorno alla mia patria, dove sarò disposto e pronto agli ordini di S. Em. il Sig. Card. Segr. di Stato, e attenderò con fiducia gli effetti della sua alta benefi- cenza. Avrei desiderato e voluto personalmente fare omaggio all’Em. Sua, o offrirmi umilmente ai cenni della Medesima, e profondamente ringraziarla delle benigne disposizioni che si è degnata di mostrare in favor mio, ma straniero come io sono alla Corte, timido per natura e per abitudine, e persuaso che ciascuno istante rapito alle vaste occupazioni di S. Em. sia rapito allo Stato, e al bene de’ sudditi Pontificj, ho sperato che V. S. 111. si sarebbe compiaciuta di supplire alla mia insufficienza, rap- presentando questi miei umili sentimenti all’Em. Sua, ed invo- cando la benignità della Medesima sulla mia rispettosa ritenu- tezza. Per mezzo del Sig. Ministro di Prussia ho saputo che