Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/843

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565. Di Giuseppe Melchiorri.
Roma 24. Maggio 1823.

Caro Giacomo. Spero che mi perdonerai se lo scorso ordinario non ti risposi, poi- ché le molte occupazioni me lo hanno impedito. Ora sono con te. Rice- vei nella tua ultima l’articolo per de Romanis, il quale ti ringrazia, e qualora si risolva a stamparlo (poiché trovalo alquanto amaro, benché veridico) non porrà che il nome finto, ne paleserà ad alcuno il vero nome dell’autore. I stamponi non hanno ancora avuta da me la seconda correzione, perciò subito che saranno all’ordine ti saranno spediti. Intanto però se puoi cogliere qualche occasione, puoi farmene avvi- sato. Crederai che ancora non ho potuto parlare a Capaccini? Vi sono stato varie volte ma inutilmente, ed avendogli lasciato detto giorni fà, che ci sarei tornato, al mio ritorno mi lasciò detto che aveva già capito, e che non dubitassi. Ciò non ostante non sono tranquillo se non lo vedo, e ci parlo, il che spero poter fare a momenti. Torna i saluti al Zio, a Carlo, ed a Paolina, e dì loro che non v’è nulla di nuovo, e che il Cavaliere mi ha soltanto promesso, che appena potrà togliersi dall’impegno di Bologna, non entrerà con altri in trattative che con noi. Ti ritorna intanto i saluti cordialissimi. Cardinali fa lo stesso; de Mattheis non l’ho veduto, ma subito che lo vedrò avrà la sua parte ancor lui. La mia salute è ottima. I studi al solito. Le Lapidi Vaticane delle quali si stà incidendo la prima tavola. Circa Varrone egli dorme, e vedo bene che dovevo darti ascolto nel non fidarmi di quel ciarla- tano di Fiorentino, che mai mi ha scritto, nè sò più nulla nè di lui nè del Varrone. Così che a ragione manderei al diavolo tutta Toscana, paese di ciarlatani. Mons. Mai ha publicato il Frontone;1 non posso però parlartene poiché non l’ho ancora letto. Se ti occorre scrivimelo, ed io te lo man- derò. Pippo ti saluta, e mi dice che assolutamente ponghi mano al com- pimento dell’Anabasi che egli la stamperà sicuramente. La tua memo- ria o mio Giacomo è sempre in me viva, e nel dispiacere della tua lontananza, non provo altro sollievo che vedere spesso i tuoi carat- teri. Non esser perciò scarso di tue lettere. Quando mi scrivi ricordati di mandarmi copia esatta di que’ frammenti d’iscrizioni che mi dici possedere. Addio. Amami caro Giacomo, e ricordati del Tuo Affmo A. G. Melchiorri