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A Giuseppe Melchiorri. |
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Recanati, 16 Maggio 1823. |
Caro Peppino, Ti mando l’articolo che promisi a De Roma-
nis.1 Ma tu non glielo darai, se prima non torna a prometterti
solennemente, come promise a me, di non manifestarne l’au-
tore in nessunissimo modo a nessuno. Purché egli osservi que-
sta promessa, sarà in sua libertà di fare all’articolo quei cam-
biamenti che gli piaceranno; e se il nome finto che ci ho posto
sotto, non gli soddisfarà, lo cambi pure a suo modo. Ti sarò
gratissimo degli stamponi quando saranno all’ordine e si tro-
verà l’occasione: e sommamente poi ti sarò grato degli uffici
che mi scrivi di voler fare con Capaccini. Quando lo vedrai,
non ti scordare, ti prego, di avvertirlo dell’errore che io com-
misi nell’ultimo biglietto che gli lasciai. E l’errore, come ti dissi,
fu, che parlando del cancellier del Censo di Rimini, nominai
per l’informazione Monsignor Tesoriere, in vece del card. Guer-
rieri, Prefetto ec.
Mio padre, Carlo e Paolina ti salutano caramente, e ti rin-
graziano dell’impegno che prendi e che prenderai per il noto
affare nuziale. Non dimenticarti mai di riverirmi singolarmente
il cav. Marini. Salutami anche gli altri che ti nominai nella pas-
sata, e di più il nostro Cardinali,2 quando lo vedi, e il dottor
De Matthaeis, il quale desidero che mi conservi la sua benevo-
lenza. Dammi nuove della tua salute, e de’ tuoi studi, e se hai
notizie letterarie importanti di qualunque genere, non me le
nascondere.
Se De Romanis ha veramente intenzione di stampare VAna-
basi, puoi dirgli che io mi metterò con impegno a finirla e per-
fezionarla.3 Io ti voglio bene con tutta l’anima. Tu fa lo stesso
e comandami. Addio.