Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/887

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Ho letto con molto interesse le osservazioni che voi mi fate sopra il vostro viaggio, e ve ne ringrazio. Convengo totalmente con voi che la nostra natura sia la più bella, e i nostri costumi e la nostra vita la più brutta del mondo. Mi dispiacerebbe molto che voleste mandare a male i vostri ricordi e i vostri pensieri. Senza dichiararsi per panegirista degli Svizzeri, e però senza dar troppo nell’occhio, si potrebbero mostrare e lodare i loro costumi, paragonandoli coi nostri, e cercando l’utile senza incor- rere nell’odioso. Giordani mi scrive da Firenze ai 5, dicendomi di rispondergli a Bologna. Voi dunque rivedrete o avrete rive- duto il nostro caro amico. Se ancora n’è tempo, abbracciatelo strettamente più volte a nome mio, ed assicuratelo che di pes- sima voglia io mi veggo costretto a pregare altrui di quello che vorrei fare io medesimo. Caro amico, voglimi bene, e credimi ch’io te ne voglio c vorrò sempre infinito. Mi dimenticava di ringraziarti a nome di mio padre delle premure che hai fatto grazia di prendere p[er] la Compagnia comica. Ora si è stabi- lita e ordinata l’Opera in Musica, sicché per quest’anno non avremo commedie. Addio, carissimo Brighenti. Perdonami le molte noie che ti do, e il pessimo stile e il maledetto carattere con cui ti scrivo. Il vostro Leopardi

595. Di Pietro Brighenti.
Bologna 26. Novbre 1823.

Caro Amico: Con la favorita vostra del 21. ho ricevuto i paoli 12. che vi siete compiaciuto rimettermi: e con ciò rimane pareggiata per sempre la par- tita Mons. Trevisani. Sì buon amico: il nostro divino Giordani è tuttora in Bologna, e spero vi rimarrà almeno fino ai primi del mese venturo. Questa mat- tina, contro il suo solito, non è venuto da me. Io, impaziente di vederlo, sono uscito in cerca di lui: ed egli nel frattempo è capitato in mia casa.