Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/911

Da Wikisource.

mirazione e l’amore ch’io portava e porterò sempre più d’ora innanzi alle sue virtù ed alla nobiltà del suo animo. Ella è forse il primo che in Italia abbia conosciuto che cosa debba essere un vero Giornale, e il primo certamente che n’abbia formato il disegno, e cominciato a metterlo in esecuzione. Non le biso- gna usare molte parole a persuadermi delle immense difficoltà che l’è convenuto superare e che le conviene continuamente com- battere nella sua bella impresa. Conosco in generale l’Italia e la Toscana quanto basta per immaginarmi tutti gli ostacoli che le si oppongono. In ogni modo, se il suo Giornale, per difetto della letteratura e delle circostanze d’Italia, è ancora lontano da quel punto che il suo squisito giudizio si propone, e che hanno conseguito parecchi Giornali stranieri, egli è nondimeno la migliore opera periodica che abbiano gl’italiani, e superiore a quello che noi potevamo sperare. Al gentile invito ch’Ella mi fa, ringraziandola della buona opinione che ha delle mie piccole forze, rispondo che quanto mi concederà il mio potere, sono disposto per amor suo e del- l’Italia ad impiegarmi in servizio del suo Giornale. Ma con mio dispiacere mi trovo affatto inabile a farlo nel modo ch’Ella mi propone. Io vivo qui segregato dal commercio, non solo dei let- terati, ma degli uomini, in una città dove chi sa leggere è un uomo raro, in un verissimo sepolcro, dove non entra un raggio di luce da ni una parte, e donde non ho speranza di uscire. Ella ben vede che chi si trova fuori del mondo, non è in istato di dar notizia di quello che vi succede. Infatti io non so e non veggo mai nulla di nuovo, e fo conto di vivere in un deserto; Ella è molto meglio informata delle novità che accadono nella China, che io delle notizie letterarie o scientifiche di questo Stato. D’altra parte, quantunque il mio giudizio non debba essere di verun peso, nondimeno per manifestarle il mio sentimento come uno del volgo, le dirò liberamente che a me parrebbe che un Giornale italiano dovesse piuttosto insegnare quello che debba farsi, che annunziare quel che si fa. Ella sa troppo bene la dif- ferenza che passa tra le circostanze d’Italia e quelle degli altri paesi d’Europa. I Giornali stranieri sono utili quando annun-