Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/957

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e non sente nulla da nessun’altra parte. Scrivi all’amichevole, come viene, senz’affaticare il cervello, come fo io, e così la pigri- zia non ti dovrà troppo impedire di far quest’opera di miseri- cordia. Niebuhr mi scrive da Bonn in Prussia, che vorrebbe sapere se negli Aneddoti di Amaduzzi, v’è niente di Libanio.1 Mi faresti un gran piacere a cercarne, e se vi fosse qualche opu- scolo di Libanio, scrivermene i titoli in greco o in latino, e due o tre delle prime parole di ciascun opuscolo.2 Mi bisognerebbe sapere a che numero di versi nel Prometeo di Eschilo si trova il verso seguente: Teipoua’ AtXcxvtoi; o<; 7cpò$ eaTreptou? xótcoui Vi prego a farmi il favore di vederlo, e scrivermi il numero del verso precisamente. Suppongo che nelle edizioni dell’Eschilo di Marini, i versi sieno numerati in margine. Perdonate gl’incomodi e la lunga lettera. Amatemi, coman- datemi, e scrivetemi spesso. Parlatemi anche di voi e del vostro stato presente, almeno dell’animo. Addio, vi abbraccio e sono con tutto il cuore Il Vostro Affmo Cugino G. Leopardi

652. Di Giovan Battista Canova.
[Roma 9 Dicembre 1824]

Pregiatissimo Sig. Conte Dalle mani del Sig. Marchese Melchiorri mi fu favorita una copia delle Canzoni da Lei dettate, ed inviate a me come testimonio del di Lei gentile animo verso d’una persona che veramente la stima ed ama. 10 non potrei rimunerarla altrimenti che d’una gratitudine pari alla qualità del dono, che io tengo in grandissimo pregio. Ammiro il gene- roso proponimento di mandare in luce quegli altissimi sensi chiusi sotto 11 velame di sapientissime parole, che risvegliano un fremito in ogni cuore che intende. Ne abbiamo tenuto ragionamento con l’ottimo ab.