nete di quel numero di copie che vi aggrada. Ma credo che dif-
ficilmente troverete costì chi si curi di un dono tale, o lo possa
adoprare. In ogni modo voi prendetevi una copia per voi, anzi
per me e per amor mio. Le altre converrà che voi mi facciate
il favore di mandarmele per qualche spedizioniere, o per occa-
sione. Ma il più facile sarà per via di spedizioniere.
Se voi non potete ancora mandarmi le stampe di cui mi avete
parlato, vi prego a mandarmi separatamente per la posta la let-
tera di Missirini, acciocché io possa rispondere a quel buon galan-
tuomo, che dopo la mia partenza da Roma mi ha fatto molte
gentilezze, e per il quale ho, ed ho sempre avuta molta stima.
Avrò caro d’intendere a vostro comodo il pensiero di De
Romanis sopra la proposizione che vi pregai di fargli a mio nome,
cioè sul Teofrasto.
Voi non mi potete far cosa più grata che parlarmi di voi. E
però non mi dite che il vostro piagnisteo mi attedierà, perchè
anzi le querele che voi fate meco amichevolmente, mi sono dol-
cissime, in quanto che mi dimostrano la confidenza vostra. Par-
latemi anche, vi prego, dei vostri studi. Io vi ritorno moltipli-
cati gli auguri del buon anno, e desidero che l’anno futuro ponga
fine per voi alle molestie del passato. Amatemi come io fo, e
comandatemi. Addio, addio.
660. |
Di Giuseppe Melchiorri. |
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Caro Giacomo
Eccoti la lettera di Missirini, e la sua tragedia Teano. Se credi rispon-
digli due righe, onde comprenda che l’hai ricevuta, e digli che è del
tempo, poiché gli avevo detto, che l’avevo già spedita.
Ti mando li due primi fascicoli delle Memorie Romane di Anti-
chità, e Arti.
Riceverai insieme alcune cose del de Romanis, ed un esemplare delle
Correzioni Eusebiane che ricevetti ieri sera in Numero di 100. copie.