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A Melchiorre Missirini. |
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Recanati 15 Gennaio 1825. |
Pregiatissimo Signore
Solo coll’ultimo ordinario ho ricevuta la stimatissima sua dei
6 Dicembre insieme colla Tragedia Teano. Perciò la prego a non
imputarmi la tardanza della risposta. Già da buon tempo io cono-
sceva l’amore non ordinario che Ella porta alla nostra povera
patria, e che Ella dimostra anche ne’ suoi scritti, il qual pregio
teneva e tiene non piccola parte nella stima e nell’onore che
da altrettanto tempo io professo alla sua persona. A questo amor
patrio principalmente attribuisco il buon concetto che Ella fa
de’ miei versi, certo non meritevoli di tante sue lodi, se non
per l’affetto, non mentito, che essi dimostrano al nome italiano.
Molte cose mi sono riuscite ammirabili nella sua Tragedia,
e fra le altre la nobiltà e la forza. Certo la nostra letteratura
non sarebbe così guasta, come Ella dice, da tanti sdolciamenti,
se molti scrittori e molti poeti volessero o piuttosto potessero
scrivere con quella dignità e robustezza che Ella vuole e sa usare.
Lodo anche molto che Ella abbia eletto a porre in tragedia un
argomento tratto dalle favole d’Igino, le quali Ella sa che il Maf-
fei ed altri Critici non credono essere altro che gli argomenti
delle antiche tragedie greche o latine. Bella impresa è quella di
riparare in certo modo alla perdita di tante insigni opere del-
l'antico teatro ateniese e romano, con render corpo e vita alle
ossature e agli scheletri che ne rimangono in quello scrittor di
favole. Dal vedere come Ella abbia saputo trattare questo argo-
mento greco prendo gran desiderio di conoscere come Ella abbia
trattato quell’argomento italiano di cui mi scrive; ed avrò per
carissimo che Ella si compiaccia di comunicarmi quella sua nuova
tragedia, dove Ella avrà certamente avuto più luogo a dimo-
strare l’affetto che l’anima verso la patria, ed a seguire quel
grande scopo nazionale di Alfieri, del quale principalmente io
intesi parlare quando dissi1 che niuno era per anche sceso nel-