Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/976

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Quanto al giornale ecclesiastico, non so veramente che dire. Mi par cosa molto fuori di tempo. A Recanati poi, come ben sapete, appena si legge il lunario. Tuttavia vedrò di far girare il manifesto fra questi preti, e proverò se vogliono restar ser- viti di associarsi. Cercherò fra le mie carte, o penserò se nella mia piccola mente vi sia qualche cosa che possa fare a proposito per le vostre memo- rie romane, e in tal caso mi farò un piacer grande di mandar- tela. Io t’amo sempre, e ti prego a perdonar le continue secca- ture che ti reco. Voglimi bene, come fai, e credimi il tuo affettuoso amico e cugino G. Leopardi. Carlo e gli altri di casa mia ti salutano tanto. Io dimenticava di risponderti circa le due copie da donare alla Casanatense e all’Angelica. Tu devi fare in questo, come nel rimanente, quel che tu credi, e io ne riceverò sempre molto piacere. Mi ricordo d’averti mostrata una volta in Roma una mia tra- duzioncella, fatta sullo stile del trecento, con arcaismi a bella posta, per farla passare come antica.1 Ti dimandai se tu cono- scevi qualche biblioteca di codici poco nota, dalla quale io potessi dire e fingere di aver copiata e tratta quella traduzioncella. Tu mi nominasti la biblioteca della Badia di Farfa. Vorrei ora che tu me ne dessi qualche notizia, cioè mi dicessi se in questa biblioteca vi sono codici, se è poco visitata, e qual è il suo preciso nome. Ma ti prego di non manifestare ad alcuno il motivo pel quale io ti fo questa domanda. Ho riaperta la lettera per aggiungere questo paragrafo, e però non ti maravigliare se vi vedrai qualche lacerazione. Addio, addio di nuovo. Scusa la mia importunità.

667. Di Carlo Antici.
Roma li 23 Geni 1825

Nepote Carisi Appena mi giunse la graditissima vostra dei 15, avvertii il M.se Gius. Melchiorri, che tenevo a sua disposizione 2 12.50 per conto