Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/101

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Addio mio caro Figlio. La Mamma e li Fratelli vi salutano cara- mente. Abbiatevi cura: scrivete, poco se così domandano gli occhj vri, ma spesso, poiché una riga non può nuocervi, e serve a noi di molto conforto. Addio addio. Vi abbraccio e domando per voi al Signore mille benedizioni. Il vro Affmo Padre

1102. A Pietro Brighenti.
Firenze 3 Luglio 1827.

Mio carissimo Brighenti. Rispondo alla tua amorosissima 25 Giugno. I miei occhi stanno sempre male, e senza speranza per ora. Io vivo, come puoi credere, molto malinconico, non ostante le molte gentilezze usatemi da questi letterati; tra i quali, tutti i primarii, compreso Niccolini, (non potendo io uscire di giorno) sono venuti a trovarmi. Giordani è sempre meco, e si parla di te ogni giorno. Farai molta grazia a lui ed a me se ci terrai infor- mati del successo dell’affare relativo a’ suoi due volumi. Abbiamo discorso maturamente della Proposta. Giordani è di parere che l’ordine dell’opera non si debba alterare in niun modo, e che tu la dia tal quale sta nelPedizione di Milano, non ostante la sua molta confusione, alla quale si rimedierà coll’indice delle voci. Sai che ancor io inclinava a questa opinione. Se vorrai tirar delle copie separate dei Dialoghi,1 lo potrai fare nello stesso modo, mutando solamente la impaginatura ec. Loda poi molto Gior- dani il tuo proposito di dare in via di note le osservazioni uscite finora sopra quell’opera. Ti avverto di una cosa. Finché io sono in Firenze, o non mi dar commissioni per Giordani, o scrivi in modo che tutta la lettera sia ostensibile a lui. Perchè appena Giordani sa che tu mi hai scritto, vuol vedere la lettera. Se io dico di non poterla mostrare, gli fo nascere mille sospetti. Salu- tami tanto D. Luigi, e domandagli da parte mia se ha egli mai conosciuto in Firenze un Bacci di Civitanova, antico militare del Papa, che ha una figlia che suona il pianforte; e se la sera