Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/115

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giacomo leopardi


1114. Di Francesco Puccinotti.
[Macerata 29 Luglio 1827]

Leopardi mio

Ti scrivo costì a Bologna per la seconda volta stimando che tu non ne sia partito; mentre prima di partirne mi avevi promesso di darmene avviso; ed io da quando tu lasciasti Recanati non ho avute più lettere tue. Or sappi dunque che ho veduto annunciate ne’ pubblici fogli le tue Operette morali come già venute in luce: e questo annunzio m’ha messo addosso una cotal frega un cotal pizzicore che se tu non me ne mandi subito una copia io ne morrò certo di voglia. Madama Biblioteca italiana ha preteso di farla da saputella con te, invitandoti a logorare il bellissimo ingegno tuo nelle traduzioni. Forse quell’articolo sul tuo Gemisto Pletone fu parto di qualche pidocchio della parrucca del traduttore d’Omero.1 Ma tu hai una mente tutta inventiva, e conosci già quanto poco degna di te sarebbe quella gloria che ne’ volgarizzamenti ripongono oggi questi nostri letterati. Io però penso, sebbene non l’abbia letta, che la tua Traduzione del Gemisto ti avrà servito come di un mezzo dirò quasi alla moda onde esporre qualche tua massima morale che più importi ai nostri miseri tempi: siccome mi dicesti aver fatto col ragionamento che accompagna il tuo Epitteto. Se la cosa è così come io m’avviso non mi meraviglio se la S[uddett]a Biblioteca non ha saputo lodare in te uno scopo che non ha saputo conoscere Addio. Mi raccomando all’amor tuo e mi confermo

tuo affmo
F. Puccinotti

Macerata 29 Luglio 1827


1115. Di Antonio Fortunato Stella.
Milano i° ag. 1827

Signore ed am.co amatiss.

Ho tardato a rispondere alla cariss. sua 13 dello scorso per poterla ragguagliare sulla Crestomazia, alla quale non fu tolto che il solo arti-


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